LETTERA AI CAPPELLANI E AI MILITARI PER LA QUARESIMA 2022

02-03-2022

«Figlio…  non mancar di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina» (Sir 7,10).

L’esortazione rivolta dal Libro del Siracide ci raggiunge in un tempo sempre più difficile e confuso.

Parole che sembravano riservate ai libri di storia risuonano con una concretezza che disorienta e ci vede, a un tempo, obbligati a cambiare qualcosa della nostra vita ma restii a farlo. È come se, procedendo spediti su una moderna autostrada a tre corsie, avessimo incontrato una deviazione improvvisa su una di quelle strade impervie, spoglie, quasi un sentiero di montagna…

Qualcuno si è fermato, non sapendo come procedere e senza neppure sforzarsi di capirlo.

Qualcuno ha negato l’ostacolo e ha continuato con la consueta velocità, arrecando danni a se stesso e forse anche al manto stradale.

Qualcuno ha cercato nuove strade.

Qualche altro, invece, ha provato ad adattare la velocità, cambiando il proprio ritmo e la modalità di guida, magari anche la propria auto, per affrontare il nuovo cammino.

Sì, cari amici, la strada è cambiata. In due anni è cambiato il mondo, ci verrebbe di dire. E anche noi siamo cambiati.

Abbiamo attraversato mesi di silenzio assordante per la pandemia, chiusi in casa e assetati di cosiddetta “normalità”. E ora, paradossalmente, il silenzio è stato interrotto dal rumore assordante delle bombe, da urla minacciose di un potere assoluto, dalla follia della guerra.

«Figlio…  non mancar di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina».

Con il cuore straziato, Papa Francesco ha chiesto al mondo di digiunare e pregare per la pace; con lo stesso cuore con cui, due anni fa, aveva pregato e fatto pregare il mondo per la pandemia, in una Piazza San Pietro vuota, deserta come lo sono oggi le strade delle grandi città ucraine, fino a qualche giorno fa popolate da gente assetata, anch’essa, di tornare alla normalità.

Ancora una Quaresima segnata da una preghiera inedita, legata ad angosce mai sperimentate. Ancora una Quaresima che vede voi, cari militari, pronti ad essere coinvolti per limitare e alleviare le conseguenze della guerra, così come avete fatto e fate per l’emergenza sanitaria.

Ancora una Quaresima che chiede alla nostra Chiesa dell’Ordinariato Militare di aiutarvi, di aiutarci tutti ad affrontare questa strada nuova, cogliendo la sfida di cambiare noi stessi.

La Quaresima è tempo liturgico fatto per cambiare; per “convertirsi”, diciamo, appesantendo questo termine di significati che lo rendono come una prova di abilità.

La conversione è cambiamento, certamente, e può far paura, generare incertezza, esigere distacco da abitudini, modi di essere, averi… ma tale cambiamento non è una prova di abilità; e un piccolo dettaglio lo dimostra: è la preposizione “con”, insita nella parola “con-versione”.

Questo cambiamento richiede un “con”, è rafforzato da un “con”. E si può cambiare solo “con”.

«Figlio…  non mancar di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina».

Ed è qui il cammino della Quaresima, fatto di preghiera, digiuno, elemosina.

Il cambiare richiede un “con”. L’elemosina, potremmo dire, ci aiuta ad accorgerci dell’altro, squarcia il velo su povertà delle quali non immaginavamo l’esistenza. L’elemosina non è tanto dare quanto darsi; entrare nella dimensione del dono di sé, cuore di ogni conversione. L’elemosina di questa Quaresima possono essere i volti straziati dalla guerra, così come quelli contagiati o impoveriti dalla devastazione del virus Covid 19. Possono essere i tanti volti dei poveri più vicini a noi, per questo più sconosciuti. Possono essere i volti di coloro ai quali il nostro servizio, il vostro servizio di militari si rivolge; perché il servizio, se è vero servizio, ci cambia. Sempre!

Il cambiare è rafforzato da un “con”. Se l’elemosina ci orienta ad accogliere gli altri, il digiuno, in un certo senso, ci fa guardare in modo nuovo a noi stessi offrendo, nell’apparente rinuncia, la misura di ciò di cui siamo capaci. Nelle restrizioni pandemiche, ci siamo scoperti bisognosi dell’essenziale, sperimentando come sia possibile vivere bene – talora vivere meglio – senza tanto superfluo. Il digiuno non è rinuncia eroica ma prepara il dono di noi stessi; e, oggi, digiunare può significare essere in comunione con chi prova a fuggire dall’Ucraina, e da ogni guerra, portando solo un piccolo zaino in spalla e lasciandosi alle spalle la casa, i beni, gli amici, i parenti…

Si può cambiare solo “con”. È il “con” della preghiera, della presenza di Dio; della Sua vicinanza tenera e forte di Padre che mai abbandona i Suoi figli. Convertirsi è accorgersi di questo Volto di Luce e di Pace, che brilla nelle oscurità dei dolori e delle guerre, nelle fatiche e nei rischi che costellano la vostra vita e missione di militari, nella storia dei popoli e nella complessa situazione internazionale. Pregare è guardarLo, sentirLo, invocarLo; è gridare a Lui con fiducia.

«Figlio…», insiste il Siracide, «non mancare di fiducia nella tua preghiera»!

Caro amico, caro militare, caro confratello…

Raccogli così l’invito alla conversione che la Quaresima chiede.

Raccogli così l’invito alla preghiera straordinaria che Papa Francesco chiede.

Nei momenti più duri della tua vita, e in questo momento drammatico della storia umana, potresti avere la tentazione di scoraggiarti. Non dimenticarlo: può pregare soltanto chi ha fiducia.

Potresti temere che il tuo sforzo sia isolato e sproporzionato. Non dimenticarlo: chi prega non è solo, in te prega tutta la Chiesa, con la forza dello Spirito Santo.

Potresti continuare a pregare, sì, ma senza convinzione, pensando che, in fondo, il risultato sperato, com’è ora la pace, non sia possibile. Non lo dimenticare: pregare è chiedere l’impossibile.

Tu, «non mancar di fiducia nella tua preghiera»! La tua preghiera ti cambierà e cambierà la storia.

Il Signore benedica il tuo cammino di Quaresima.

E così sia!

Santo Marcianò