Omelia alla liturgia per l’Ordinazione Presbiterale di Raimondo della Valle

31-10-2024

Assisi – Basilica S. Maria degli Angeli, 31 ottobre 2024

 

Carissimi confratelli nel sacerdozio, cari fratelli e sorelle, carissimo Raimondo,

Dio chiama! Dio continua a chiamare! È certezza che fa esultare il nostro cuore mentre, a conclusione del Convegno dei cappellani militari, siamo riuniti a celebrare la tua Ordinazione sacerdotale, assieme ai tuoi cari familiari, parenti, amici, che accolgo con affetto e che si uniscono alla nostra preghiera, rendendo grazie a Dio, per il dono della vocazione, e a te, per la risposta generosa e gioiosa del tuo “Sì”!

La vocazione è chiamata di Dio, alla quale l’uomo risponde. Ma è anche, vorrei dire, risposta di Dio.

 

La vocazione: chiamata di Dio

Con il profeta Geremia, nella Lettura che hai scelto (Ger 1,1-4), tu esprimi una convinzione commossa: Dio sceglie «dal grembo materno». E sceglie te!

La risposta a tale chiamata è totalizzante ma non è facile. Da una parte, Geremia ne sente la grandezza, la bellezza… dall’altra, si sente inadeguato.

La vocazione è Dio che dialoga con l’uomo, come un “Tu” dinanzi a un “tu”. È Dio che parla al cuore! Non è scontato e, quando ce ne rendiamo conto, ci stupisce la Sua confidenza e la fiducia che ripone in noi.

È una sproporzione! Non può dunque meravigliarci il turbamento, la resistenza, quasi la paura: «Io non so parlare perché sono giovane», obietta Geremia.

Ma la vocazione non si basa, per così dire, su capacità o doti umane, bensì sulla volontà del Signore. Sulla Sua scelta, libera e misteriosa come l’amore: «Non aver paura», Egli ci dice. E il “Sì” al sacerdozio, il “Sì” alla vocazione, è un amore che vince la paura.

Spiega il Papa nella Dilexit Nos, «ricordando l’amata Santa Teresa di Gesù Bambino: “l’atteggiamento più adeguato è riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di un Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù”. Ella lo viveva intensamente perché aveva scoperto nel Cuore di Cristo che Dio è amore»[1].

Sì, Dio è amore. E la paura – che bello, Raimondo! – diventa, potremmo dire, la “leva” di cui il Suo Cuore si serve per rilanciare il tuo cuore nella fiducia: «Io sono con te… Io metto le mie parole sulla tua bocca».

Io! È l’iniziativa di Dio. È e sarà la Sua fedeltà!

Non lo dimenticare mai. È il Suo averti scelto e sceglierti sempre nuovamente; il Suo «conoscerti» – ovvero il Suo amarti – ancor prima di formarti nel grembo della tua mamma. è il Suo averti pensato, voluto e creato così, nella tua unicità irripetibile!

Come resistere a questo Amore? Come non lasciare che Lui ti tocchi il cuore e le labbra, allo stesso modo in cui fa con Geremia? Per questo non devi temere. Perché la tua fiducia non è riposta nelle tue capacità ma fuori di te, nel Cuore del tuo Signore, del quale sei innamorato e che è infinitamente innamorato di te.

Tante sono le tue doti, Raimondo: l’intelligenza, la volontà, l’altruismo, il senso dell’umorismo, che ti rendono presenza amica e gradita… Lo sei stato nella Comunità del nostro Seminario, dove sei maturato nella comunione, forse vincendo alcune resistenze caratteriali; e di questo desidero ringraziare di cuore i tuoi formatori, di oggi e di ieri. Ma se sei stato disposto a lasciarti educare è per la formazione che, prima ancora del Seminario, ti è stata data nella tua parrocchia e, soprattutto, nella tua bella famiglia. Lì hai imparato il senso dell’amore e dell’accoglienza della vita, perfezionati – sì, perfezionati! – dal dolore. Penso, in questo momento, al tuo papà che oggi gioisce in Cielo e che sulla terra ha sofferto tanto, ma accompagnato dall’amore tuo e vostro, fino alla fine.

Sei cresciuto nell’amore e questo ti potrà rendere un buon sacerdote, un elemento di comunione nel nostro bel presbiterio, che oggi ti accoglie con l’abbraccio di gioia e che cresce anche grazie a te; così come, a motivo del tuo “Sì”, cresce la Chiesa e il mondo.

Ciò è vero per ogni vocazione, per ogni persona: se i giovani lo capissero, forse non sprecherebbero tanto facilmente la loro vita! Ma troppo spesso una tale verità non li raggiunge, non è da noi trasmessa: così, essi faticano a trovare un senso all’esistenza, spesso rifugiandosi in altri mondi, inclusi quelli che il “web” e l’“Intelligenza Artificiale” – lo abbiamo visto in questi giorni -, spalancano loro dinanzi…

Raimondo, se hai risposto “Sì” al Signore è anche per questo. Per metterti, in Cristo, a servizio dei militari, di tanti giovani militari, e portar loro Lui. E il tuo “Sì”, alle  porte del Giubileo, è un segno di speranza, pur in tempi difficili di non senso, violenze e guerra; speranza in Dio che chiama e continua a chiamare!

 

La vocazione: risposta di Dio

Tra le bombe, nei conflitti, in periodi drammatici della storia come la pandemia da noi vissuta e da te vissuta nel periodo formativo, Dio continua a chiamare. E la sua chiamata è anche una risposta. È vero, noi aspettiamo che Egli dia risposte immediate, quasi “magiche”, alle nostre domande sul male, il dolore, l’ingiustizia, la morte… che elimini drammi e difficoltà. Il Signore non risponde così, non interviene bloccando la libertà dell’uomo; la rispetta pure nel male, nella guerra. Ma sa volgerla al bene, educando e trasformando il cuore umano.

Ieri abbiamo celebrato la Messa per la Pace sulla Tomba di Francesco, uomo trasfigurato dal Signore e reso strumento della Sua pace. E ripensando, ad esempio, alla seconda Guerra Mondiale, all’orrore dei campi di sterminio, dove potrebbe sembrare che Dio non sia intervenuto, pure lì la Sua risposta non manca.

«Nella nuova Germania non c’è più bisogno di preti», si sentì dire nel 1944 il giovane Joseph Ratzinger arruolato tra i militari; ma egli era certo del contrario: «sapevo che questa “nuova Germania” era già alla fine, e che dopo le enormi devastazioni portate da quella follia sul Paese, ci sarebbe stato bisogno più che mai di sacerdoti»[2]. Negli stessi anni, il giovane Karol Woytjla, rimasto solo e vedendo morire quasi il 20% del suo popolo polacco, si chiese: «Perché?». E diede la sua risposta: «Gli uomini si sono allontanati da Gesù: l’Europa è scristianizzata e non ha più né un volto né un cuore. Gesù, ti metto a disposizione la mia vita per aprirti strade nella storia degli uomini». Due Paesi in guerra tra loro, due giovani chiamati al sacerdozio: è la risposta di Dio al male, a quell’orrore.

Allo stesso modo, caro Raimondo, la tua vocazione. Tu, come ogni chiamato, sei una risposta di Dio ai mali di oggi. Tu sei la consolazione al grido di Gesù nel Vangelo (Lc 13,31-35), che diventerà pianto: «Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te…». Tu sei risposta al pianto di Cristo che si incarna ancora nelle lacrime dei poveri, delle persone sole, malate, abbandonate, disorientate da una cultura che ha dimenticato la Verità e la Trascendenza e rifiuta Dio in mille modi.

Tu sei risposta di Dio! Non aver paura di avvertire la sproporzione: Egli ti darà quanto è necessario. Nel mondo militare a cui ti manda, lasciati rivestire dall’«armatura di Dio» di cui parla Paolo (Ef 6,10-20): «la verità… la giustizia… la fede e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio… per propagare il vangelo della pace». E prega sempre, «con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito». Con la gioia sovrabbondante del cuore, come il Salmista (Salmo 143), canta a Lui, ogni giorno, «un canto nuovo»!

Cari amici, caro Raimondo, Dio continua a chiamare! Lasciati afferrare dal Suo Cuore innamorato che, il Papa lo scrive nella Dilexit Nos, ti libera dall’essere «pastore concentrato solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate»[3]. «Egli ti manda a diffondere il bene e ti spinge da dentro. Per questo ti chiama con una vocazione di servizio […] Chi non compie la propria missione su questa terra non può essere felice, è frustrato. Quindi è meglio che ti lasci inviare, che ti lasci condurre da Lui dove vuole. Non dimenticare che Lui ti accompagna. Non ti getta nell’abisso e ti lascia abbandonato alle tue forze. Lui ti spinge e ti accompagna. L’ha promesso e lo fa: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20)»[4]. Lui è con te, Raimondo! AffidaGli il tuo sacerdozio, chiedendo l’intercessione di Francesco e Chiara e la protezione di Maria, Regina degli Angeli e della Pace.

E così sia!

 

Santo Marcianò

 

 

Ger 1, 4-9; Ef 6,10-20; Sal 143 (144); Lc 13,31-35

[1] Francesco, Lettera Enciclica Dilexit Nos, n. 90

[2] Benedetto XVI, Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010

[3] Dilexit Nos, n. 88

[4] Dilexit Nos, n. 215