Omelia all’Ordinazione Presbiterale di Luigi Sarnataro

10-04-2021

Napoli, Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, sabato 10 aprile 2021

 

Cari fratelli e sorelle, carissimo Luigi, quale Parola sarebbe stata più coinvolgente, rassicurante, intensa per suggellare il tuo sacerdozio che non quella che il Salmo 117 (118) oggi ci fa cantare? «Il suo amore è per sempre»!

È la parola della meraviglia, della gioia, dinanzi al mistero della vocazione, e alla fedeltà di Dio, come il Salmista si esprime. E con questi sentimenti arriviamo alla nostra Celebrazione Eucaristica; tu, caro Luigi, arrivi all’Ordinazione Sacerdotale.

È la parola della gratitudine, nel grande grazie dell’Eucaristia, ormai “filo conduttore” della tua nuova esistenza presbiterale; un filo che ritroviamo in queste parole, che vorrei rileggere alla luce della Parola di oggi.

«Il suo amore è per sempre»! La prima parola: amore.

E l’amore è inizio di tutto. Rispondere alla vocazione – quale che sia – è questione d’amore. Solo se si entra in questa dimensione la vocazione assume contorni reali, diventa scelta stabile, si colora di fedeltà e felicità; rappresenta qualcosa per cui valga la pena di vivere, imprimendo senso all’esistenza. E il senso è la ragione, la direzione nella quale inserirsi; è lo scopo, il fine per cui operare; ma ne è anche l’inizio.

Sì, mentre cogliamo il fine, cogliamo l’inizio; ci scopriamo creati in vista di qualcosa, di qualcuno. Perché l’amore evoca sempre qualcuno, domanda una presenza. E l’amore non si limita a un circolo chiuso, il che, anzi, ne diventerebbe il contrario.

Luigi, tu sei chiamato per amore. E, per amore, significa da Qualcuno e per qualcuno.

La prima Lettura (At 4,32-35) mostra quasi un concreto “affresco” di amore vissuto dalla Chiesa nascente. Essere «un cuor solo e un’anima sola» e «condividere tutto», accorgendosi dei bisogni materiali e spirituali dei fratelli e venendo loro incontro. La Chiesa delle origini si spiega così.

E non è forse questo un “affresco eucaristico”? Quanto Papa Francesco chiede alla Chiesa di oggi con la sua Enciclica Fratelli Tutti è il cuore della comunità ecclesiale e, in realtà, di ogni comunità.

Penso anzitutto alla tua comunità familiare, Luigi. La famiglia è il luogo in cui si impara la grammatica dell’amore; è comunità fondata sull’amore coniugale, complementare e fecondo, di un uomo e di una donna, immagine della complementarietà e fecondità dell’Amore Trinitario. Grazie, carissima famiglia di Luigi per essere stati segno dell’amore di Dio, donando a Luigi quell’amore che egli, da oggi, donerà a coloro che Dio gli affida!

Penso poi alle comunità che ti hanno educato: la tua parrocchia e, soprattutto, il nostro Seminario, che ringrazio con speciale affetto, con grande stima, per come investe le energie, la speranza, la vita nella formazione dei futuri cappellani militari.

Penso alla Chiesa dell’Ordinariato Militare, che oggi ti accoglie tra i suoi pastori. Non molti sono presenti, a motivo della pandemia, ma il cuore del nostro presbiterio si apre in un abbraccio accogliente e commosso, che nessuna restrizione limita. Tu diventi parte di questo corpus sacerdotale; e se il cuore del sacerdote è spalancato a ogni fraternità, la fraternità presbiterale ne è il primo grembo, quasi sacramento della fraternità nuova generata in te dallo Spirito.

E penso, infine, alla comunità militare, dalla quale provieni e alla quale sei destinato. E’ significativo che la chiamata di un cappellano nasca dentro la famiglia delle Forze Armate! Il sacerdozio è un dono d’amore a servizio della comunità, con la quale diventerai un cuore solo e una sola anima.

Abbi a cuore tutti i cuori e tutte le anime; le storie dei militari e delle loro famiglie – con i loro bisogni concreti, soprattutto nell’attuale crisi economica – e la vita spirituale. Aiuta tutti a guardare in alto, al mondo di quei valori evangelici che la militarità italiana sa difendere e promuovere, talora inconsapevolmente; e aiuta tutti ad avere a cuore il Signore e il Suo Amore.

«Il suo amore è per sempre»! Questo amore è “Suo”, caro Luigi, perché Dio è amore.

L’amore di cui parla il Salmista è l’amore di Dio, rivelato in Cristo Gesù. È l’amore stesso di Gesù.

Da poco, ricordando la Passione, abbiamo toccato con mano lo spessore profondo di tale amore che, con una parola fuori tempo, potremmo definire «sacrificio».

E questo dice molto al tuo sacerdozio. Gesù Cristo «è venuto con sangue e acqua», abbiamo ascoltato dalla seconda Lettura (1Gv 5,1-6). Sono gli elementi in cui i Padri hanno visto i sacramenti fondamentali della Chiesa – rispettivamente Eucaristia e Battesimo – ma hanno anche contemplato la Chiesa Sposa, nuova Eva nata dal costato trafitto di Cristo, nuovo Adamo.

Ecco, partecipando del Sacerdozio di Cristo, tu partecipi di questo amore sponsale, misterioso e fecondo. Non dimenticarlo mai, non te ne allontanare mai! Non c’è gesto, pensiero, opera, preghiera che nel sacerdote abbia valenza alcuna al di fuori di questa “intimità ecclesiale”, scaturita dalla Sorgente Cristologica, da quel costato trafitto di Cristo che è anche manifestazione della Divina Misericordia, di cui in questa Domenica celebriamo la Festa.

È questa Misericordia che ti rende ministro: nel celebrare il sacramento della Confessione, prima di tutto per te, poi per i fratelli; nel celebrare il Sacrificio Eucaristico facendo, come Gesù, sacerdotale offerta di te stesso, in particolare per i tuoi militari che, in altro  modo, vivono la logica di donazione della vita.

Come ogni consacrazione, l’Ordinazione presbiterale ci rende proprietà di Dio; così, la nostra vita viene trasformata in una sorta di “esistenza vicaria”, in un “vivere per”. In Gesù, la Divina Misericordia non ignora il male, lo vince, prendendolo su di sé e. E tu, tante volte sperimenterai la grazia di prendere su di te le croci e sofferenze, ma anche le gioie dei figli che Dio ti affida. È l’offerta di amore sacerdotale che nulla ti potrà togliere e mai verrà meno, anche quando progetti  iniziative sembrassero fallire…

«Il suo amore è per sempre»! È per sempre, l’amore.

E questo ci introduce nell’alveo dell’eternità, della Risurrezione. La tua Ordinazione, Luigi, avviene nella Domenica in Albis, mentre sta finendo il lungo giorno di Pasqua. Non è un caso.

Oggi accade in te qualcosa di nuovo, la tua intera esistenza è trasformata, trasfigurata dallo Spirito. E la Risurrezione, in fondo, è questo. È una nuova vita, non un semplice “ritorno” alla vita di prima, destinata nuovamente alla morte. Gesù inaugura per tutti noi questa nuova esistenza. E credere alla Sua Risurrezione è decisivo: significa credere che Egli è vivo!

Sì, Gesù è Vivo! E tu lo hai incontrato, come Tommaso nel Vangelo di oggi (Gv 20,19-31). Egli è discepolo che vuole vedere; ed è strano che chieda di vedere proprio il segno dei chiodi e la ferita del fianco, ovvero quelle piaghe dalle quali, assieme agli altri, sul Calvario era fuggito per paura.

Tommaso, per vedere Gesù il Risorto, cerca i segni della Sua umanità e nulla è più umano delle ferite.

Non lo dimenticare: è attraverso la tua umanità sacerdotale che mostrerai il Volto del Cristo Risorto, evitando di cadere nel materialismo o nello spiritualismo. Sii dunque anzitutto uomo, uomo di comunione, uomo di compassione, capace di non perdere l’occasione preziosa di accostare le ferite dell’umanità, anche in questo tempo di pandemia che sta lasciando cicatrici difficilmente rimarginabili. Testimonia sempre che Gesù non le ha lasciate nel Sepolcro, queste cicatrici, ma le ha rese il segno della Sua Misericordia, rivelandoci come la morte sia stata vinta nel momento in cui Egli si è donato per amore.

L’Eucaristia di Gesù è stata anticipo della Pasqua; l’Eucaristia sia il centro della tua vita perché la Messa che celebrerai – ogni giorno, non trascurarla mai! – è memoria e Presenza della Sua Pasqua. L’Eucaristia e la Pasqua sono intimamente legate, per questo la Domenica è il Giorno del Signore. Sii un uomo di Eucaristia e sarai un uomo di Risurrezione!

Caro Luigi, Gesù Risorto oggi ti manda, come i discepoli, per una missione di pace: «Pace a voi»!

Porta la Sua pace in mezzo a coloro che, nel nostro Paese e in tanti Paesi afflitti da povertà, violenza, guerra, sono umili e preziosi servitori della pace e della giustizia. Sostieni i loro passi, talvolta duri, con la speranza e la gioia che viene dal vedere il Signore.

Non sempre Lui si riconosce subito, come è stato per coloro ai quali è apparso nel giorno di Pasqua; quello con il Risorto è un nuovo incontro e ci rende nuovi.

In fondo anche noi, come Tommaso, vogliamo vedere; ma è solo l’incontro con Cristo Risorto che ci rende capaci di vedere veramente: di vedere in ogni istante dell’esistenza, in ogni scintilla di umanità – sia pure ferita e piagata dal dolore -, la Verità invisibile e luminosa che tutti ci chiama e alla quale tu, Luigi carissimo, hai consegnato la vita: l’Amore, che è Suo ed è per sempre! Questo amore benedica e accompagni il tuo cammino.

Santo Marcianò