Omelia dell’Ordinario Militare alla Celebrazione dei funerali dei militari Cosimo Aloia, Alberto Battafarano e Domenico Ruggiero

01-12-2023

Taranto, 1 dicembre 2023

 

Carissimi familiari, amici e colleghi di Cosimo Aloia, Alberto Battafarano e Domenico Ruggiero, un grido, oggi, si leva dal Vangelo (Gv 11, 17-27) che abbiamo ascoltato: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». È il grido di Marta, dinanzi alla morte prematura del fratello Lazzaro; è il nostro grido dinanzi alla morte improvvisa e traumatica di questi nostri fratelli, che oggi ricordiamo assieme al sig. Michele Barletta.

Siamo qui, riuniti in una Chiesa, ma forse ci sembra che Gesù sia assente, come quando Lazzaro moriva. Ci chiediamo e Gli chiediamo perché non sia intervenuto, perché non abbia impedito il tragico incidente… siamo attoniti, trafitti dal dolore; in particolare voi, cari figli, mogli, famiglie di queste giovani vite spezzate, che sentite spezzarsi il cuore.

Questo è davvero «un tempo di angoscia, come non c’era mai stato», come dice la prima Lettura (Dn 12, 1-3); un’angoscia che sembra spegnere per sempre i sogni di futuro, i progetti di feste e ricorrenze importanti da celebrare; di cose di ogni giorno, come una partita di calcio, la decorazione di un albero di Natale, la conclusione di un gioco… piccole cose da vivere insieme, con la semplicità che dona gioia. Perché sono queste le vostre famiglie: realtà in cui la felicità è stata sempre cercata nell’affetto profondo, nei legami che danno sicurezza, nella fatica quotidiana, nel sacrificio vissuto con amore e per amore.

La tragica morte di Alberto, Cosimo, Domenico è legata alla fatica quotidiana di chi sa di spendere la vita per gli altri, nell’impegno fedele del servizio, sempre pieno di dedizione e cura. E penso che tutti voi, in particolare voi figli, possiate testimoniare come essi vi abbiano insegnato che la gioia vera sta proprio qui: nel metter tutto se stessi in ciò che si fa, si vive, si ama. In ciò che si dona.

Una vita donata, la loro: nella famiglia, nel lavoro, a servizio della gente e della comunità ecclesiale. Tutti potete dire di aver avuto un padre, un marito, un figlio, un amico, un collega, un fratello nella fede, che ha vissuto “per” voi, non solo “con” voi. Un “per” che i nostri bersaglieri, i nostri militari, sanno incarnare benissimo, nel quotidiano della loro vita.

E’ proprio vero: il dolore non si può spiegare, non si può capire. Si può solo condividere, nel silenzio e con amore. Ed è quello che vogliamo fare oggi: condividere il vostro dolore, senza pretesa di comprendere ma semplicemente per amore… condividerlo nel silenzio.

E cosa si può dire in un momento di così profondo strazio se non farsi vicini e piangere? Gesù è assente quando muore Lazzaro; ma poi si avvicina, affronta un viaggio per rimanere e piangere assieme alle sue sorelle, Marta e Maria. Una famiglia unita e contornata da una folla di amici, parenti, conoscenti, come noi oggi qui.

Anche le vostre sono famiglie unite, che si sanno dare forza dentro di loro e tra di loro; e sono famiglie avvolte dal profondo dolore, ma anche dal grande amore di tutti. Vi vogliamo bene!

Come Gesù, la comunità tutta in questi giorni si è precipitata per rimanervi accanto e non vi lascerà soli, portandovi l’amore del Signore, che tutti insieme cerchiamo di scoprire, ritrovare, anche nei momenti più dolorosi. È bello vedere quanto amore trabocchi dai vostri Vescovi, dai vostri parroci, dai giovani, dagli scout e da tutti i membri delle vostre parrocchie, dal coro che ha voluto animare questa Liturgia, offrendoci note di speranza…

Assieme a loro, vi sono accanto i nostri Cappellani Militari, i nostri Bersaglieri, colleghi dei vostri cari, che si stringono con affetto anche a Michele e Alessandro, i militari rimasti feriti nell’incidente, presenti oggi nella nostra preghiera. Vi sono accanto le Istituzioni a livello Nazionale e le vostre comunità cittadine. E quanto è importante che una comunità civile sappia riconoscere il senso di appartenenza dei militari. Alberto, Cosimo e Domenico erano, potremmo dire, di tutti, erano un dono per tutti. Le tante testimonianze su di loro che in questi giorni si sono succedute, lasciano veramente commossi, edificati e ammirati dinanzi alle loro vite semplici ma davvero esemplari.

Il viaggio che Gesù affronta per raggiungere l’amico Lazzaro che muore, lo porterà vicino a Gerusalemme, cioè alla sua morte in croce. E se è vero che nel dolore si impone il silenzio, è anche vero che si può guardare alla Croce di Gesù. Mettersi dinanzi a Lui per trovarvi rispecchiata tutta la sofferenza che solo Lui può capire; perché non solo l’ha vissuta ma la rivive ogni giorno, nel dolore di tutti gli esseri umani.

Gesù ha preso la nostra Croce e l’ha fatta Sua per questo: perché nulla e nessuno Gli è indifferente!

Ma Gesù ha preso la nostra Croce per trasformarla, per farne “vita”, Risurrezione. E ce lo dice oggi, come quel giorno a Marta, con la Sua vicinanza, incarnata dalla vicinanza di tutti coloro che ci vogliono bene. Riascoltiamo le sue parole: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».

Crediamo Signore, che tu hai vinto la morte per sempre.

Crediamo Signore che i nostri morti vivono con te nella pace.

Nella prima lettura il profeta Daniele ci offre un’immagine che riscalda i nostri cuori sostenendo la nostra fede. Dice: «I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre».

E’ questa l’immagine che vorrei rimanesse in voi. Alberto, Cosimo, Domenico sono come delle “stelle splendenti”, è un’immagine profonda, forte, che non vi lascerà.

Sono stelle perché hanno lavorato per la «giustizia», e la loro giustizia continua a vivere, soprattutto se voi, cari colleghi, continuerete la loro opera. Sono come le stelle perché risplendono in questo momento di buio, di dolore tremendo portando la luce della speranza.

Sono come le stelle perché saranno una guida sicura, luminosa, alla quale potrete guardare nei momenti di dubbio, difficoltà, incertezza, solitudine; soprattutto voi, cari familiari.

Sono come le stelle perché riflettono la Luce di Dio Sentiteli vicini così, nel Signore. Sentite che ora sono essi a portarvi vicino Gesù. E il Signore, per intercessione della nostra Mamma del Cielo, possa asciugare il vostro pianto e farvi sentire la sua consolazione assieme all’amore di Alberto, Cosimo e Domenico, che continuano ad accompagnarvi dal Cielo.

Santo Marcianò