Basilica S. Giovanni in Laterano, 4 dicembre 2023
Ci ritroviamo per la celebrazione di una Festa che segna una tappa importante per la Marina Militare Italiana. Una tappa che dona forza al cammino e alla missione, grazie all’esempio e all’intercessione di Santa Barbara, vostra Patrona, della quale anche quest’anno abbiamo qui la preziosa reliquia concessa per l’occasione dal Patriarcato di Venezia.
La sua storia e la Liturgia ripropongono, di anno in anno, la realtà della croce. Lo fa la prima Lettura (Sap 3,1-9), parlando della morte dei giusti. Lo fa il Vangelo (Lc 9, 23-26), dove Gesù ci indica la realtà della croce e sarà Lui a prenderla, per noi e con noi. Lo fa la vita di questa vergine e martire, la quale ha preso sul serio l’invito del Signore e ha voluto seguirLo sulla via della croce. «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua».
Sono parole che – attenzione – non chiedono di andare a cercare il dolore, la morte, la croce, ma di prenderla. E prendere è un verbo “attivo”. Lo sappiamo bene come il dolore, di fatto, sia parte dell’esistenza umana. La morte esiste e la croce è una realtà. Si tratta, però, di dare un senso a tutto questo e di darlo con Gesù seguendoLo, facendo, cioè, della croce uno strumento di comunione: che ci fa stare dietro Lui, ma con Lui; ci fa andare dietro Lui, ma assieme a tanti fratelli e sorelle. Ecco, allora, che prendere la croce significa “voler” entrare in questa comunione. Con Gesù e con i fratelli. Gesù, infatti, mette la condizione del “se”: «Se qualcuno vuole…». Egli, cioè, interpella la nostra libertà. Ci chiede se desideriamo prendere la croce come la prende Lui, ovvero offrendo la vita per amore, facendone uno strumento di dono.
E’ proprio vero: siamo liberi di vivere la croce come maledizione o come offerta. Siamo liberi, per così dire, di prenderla o di subirla.
Cari amici, questa riflessione ha conseguenze molto concrete, anche per la vostra vita e missione di militari della Marina. Vorrei provare a identificarle in due immagini: da una parte, la lotta contro il male; dall’altra parte, l’impegno per la giustizia.
Gesù, anzitutto, chiede di «rinnegare se stessi». L’espressione, certamente, si riferisce al superamento di una visione egocentrica e autocentrata dell’essere umano; alla presa di distanza dai propri egoismi e interessi, nonché dal proprio peccato. Certamente possiamo leggere qui l’invito a lottare contro il male del mondo, a partire, però, dal rinnegare il male dentro di noi.
Infatti, se ci mettiamo nell’atteggiamento di lottare contro il nostro male, possiamo affrontare nel modo giusto la fatica di ogni giorno, le sconfitte di ogni giorno, il dolore di ogni giorno; perché, iniziando a seguire Gesù, sperimentiamo come quel dolore, che sembra decretare la parola “fine”, possa essere strumento di risurrezione nel quotidiano; possa segnare, ogni giorno, l’inizio di una nuova possibilità di vita.
È così che dobbiamo prendere la nostra croce. Ed è così che Santa Barbara ha preso la sua croce.
I martiri, però, non portano solo la propria croce ma quella degli altri, portano la croce di Gesù. Essi, infatti, arrivano ad accettare con amore la persecuzione, la morte che, se ci pensiamo, altro non è se non il risultato del male altrui. E’ così che rispondono al male con il bene.
Questo è importante; e lo è soprattutto per chi, come i militari, si trova spesso dinanzi a situazioni che sono il risultato di un male enorme: pensiamo alle tante guerre, alla fame; pensiamo alla grande piaga dei profughi e dei migranti, al traffico di esseri umani…, drammi che le stesse Istituzioni, specie a livello internazionale, non sempre affrontano con un adeguato senso di responsabilità.
Voi siete Militari della Marina e il mare, nella Bibbia, è sinonimo del male. Ma quando Gesù si trova dinanzi al mare non lo fugge: lo attraversa. E varcare il mare, potremmo dire, significa affrontare il male. Affrontarlo per superarlo, come fate voi.
Per attraversare il mare, tuttavia – lo sapete bene -, bisogna conoscerlo, scoprendone le inside e le risorse. Allo stesso modo, per affrontare il male non è sufficiente venire incontro ai problemi contingenti; infatti, voi siete anche impegnati a studiare, esaminare, riflettere, elaborare strategie per disinnescare malvagità e violenze, per risolvere difficoltà e situazioni che generano guerra, povertà, fame, ingiustizia…
Ecco, allora, la seconda immagine: l’impegno per la giustizia; o meglio, come dice il Libro della Sapienza, la chiamata a «essere giusti». E i giusti, anche se muoiono, sono nella pace! Sono coloro che non solo rinnegano se stessi ma, per così dire, allargano l’orizzonte delle scelte e del servizio.
Anche questa immagine – l’orizzonte – si addice al mondo del mare; perché il mare non raffigura solo il male ma è anche uno spazio aperto, segno di ulteriore maturazione umana, professionale, spirituale.
Allargare l’orizzonte: chi più di un “marinaio” può farlo? E la familiarità con un orizzonte ampio allarga il vostro cuore: forma in voi quello che nella Bibbia è definito con il termine greco “macrothumìa”, la grandezza del cuore, che rispecchia le grandi virtù della carità, della fede, della speranza!
Quel mare che rappresenta un pericolo di correnti insidiose, una minaccia di tempeste devastanti è, al contempo, l’unica realtà che ci offre la prospettiva di un orizzonte ricco di colori ineguagliabili di albe e tramonti ma, soprattutto, un orizzonte aperto, che dice accoglienza, valorizzazione, rifiuto dello scarto; un orizzonte nel quale nessuna persona è estranea!
E voi, militari della marina, operate per tutti, tutti e tutto cercate di salvare; anche i fondali marini, in cui è nascosta la preziosità della natura e la biodiversità, affidata alla vostra missione di protezione e cura del creato, oltre che della sicurezza nazionale.
Cari militari della Marina, andando dietro a Gesù, il vostro cuore grande può trasformare il mare, che a volte può diventare una gabbia di morte; e questo succede quando, ad esempio, voi salvate anche un solo uomo, una donna un bambino. Succede questo quando venite incontro a ogni forma di difesa, soccorso, protezione, emergenza. E proprio in questo frangente vi è stato chiesto di contribuire all’assistenza, anche sanitaria, alla popolazione civile di Gaza e non solo; sempre in giro per il mondo con le vostre navi e con il vostro personale specializzato.
L’orizzonte che il mare regala è, però, anche affaccio sull’Infinito: dice pienezza di umanità ma non può non ridestare la nostalgia dell’eternità, dell’Assoluto, della Bellezza, dell’Amore. Non lo dimenticate e non vi sottraete a questo segreto richiamo del mare, che è poi eco della voce di Dio. Varcate il mare con Lui. Continuerete, così, a essere operatori di speranza e di pace!
Grazie per quello che fate. Auguri e così sia!
Santo Marcianò