Omelia alla S. Messa con le forze armate, le forze dell’ordine e i corpi dello Stato che operano nell’isola di Lampedusa

21-12-2023

Parrocchia San Gerlando – Lampedusa AG, 21 dicembre 2023

 

Carissimi, celebrare il Natale in questa isola della nostra Nazione ha un significato del tutto particolare. Lampedusa si è trovata, negli ultimi decenni, a diventare un luogo in cui un numero sempre più elevato di stranieri poveri, profughi o migranti, trova ospitalità, pur tra innumerevoli difficoltà; il che ha reso l’isola non solo un punto di riferimento per coloro che vi giungono ma un anche luogo a cui guardano popoli e Nazioni.

Un luogo che continua a rimanere aperto e accogliente, nonostante lo scorrere degli anni, il mutare delle situazioni e della politica, l’emergenza a volte intollerabile.

Perché se, come documentano le fonti del Ministero dell’Interno, dall’1 gennaio al 14 dicembre 2023 in Italia si sono registrati 153.407 sbarchi di migranti, circa la metà – se non vado errato – è approdata proprio a Lampedusa.

Cifre che gridano l’emergenza e invocano un intervento, un superamento dell’indifferenza e dei ritardi ormai intollerabili, specie da parte della comunità internazionale, in particolare l’Europa.

Cifre che, d’altra parte, documentano quel piccolo miracolo che qui è avvenuto e continua ad accadere. Lo dico senza alcun intento di edulcorare una situazione che non si stenta a definire drammatica; lo dico, tuttavia, con la gratitudine che la nostra Chiesa dell’Ordinariato Militare vuole esprimere, al sindaco e all’amministrazione di questa comunità, ai suoi cittadini, esempio di responsabilità e solidarietà. Ma lo dico, consentitemi, con la consapevolezza che nulla di quanto qui accade sarebbe stato e sarebbe possibile senza il supporto, l’impegno, la capacità tecnica e lo spessore umano delle nostre Forze Armate e di Polizia, coinvolte in modo ampio, ciascuna per i suoi ambiti di specializzazione e missione.

Il Vangelo di oggi (Lc 1,39-45) vi tocca e ci tocca in modo particolare, con la Visita di Maria ad Elisabetta. La Vergine che, appena saputo dall’angelo della sua gravidanza e di quella dell’anziana cugina, va da lei per servirla e per condividere il Mistero di vita che ha coinvolto entrambe: concepire un figlio in un modo naturalmente impossibile, ma possibile a Dio.

Maria anzitutto si alza e si mette in viaggio; lascia in fretta la sua casa, le sue cose, il riposo a cui avrebbe avuto diritto e affronta un percorso in salita, non facile e pericoloso per una ragazza giovane e incinta.

Così voi, un giorno, avete accettato la missione e siete partiti subito, lasciando le vostre case, le occupazioni, le vostre famiglie per venire qui a servire la gente e la Nazione. Siete in tanti e di tutte le realtà del comparto sicurezza del nostro Paese, di diverse età e specializzazioni; avete alle spalle diverse situazioni personali, legami familiari che può essere complesso e triste abbandonare: le feste natalizie ne sono un esempio…

Anche molti di coloro che qui arrivano, però, hanno deciso di intraprendere un viaggio ben più pericoloso. Anch’essi hanno alle spalle una casa, una terra, forse una guerra o una povertà che li ha spinti a partire, spesso strappando i legami con parenti e amici. Sono persone che hanno rischiato, hanno varcato il mare con mezzi di fortuna, maltrattati e ricattati dai trafficanti, vedendo morire persone care e vedendo la morte con gli occhi. E’ disumano, è tragico. Ed è soprattutto per loro che voi siete qui!

È per loro che voi, con le diverse competenze che vi caratterizzano, sostenete quell’opera di ricerca, soccorso e salvataggio della vita umana, senza la quale sarebbe ben più tragico il bilancio delle morti che hanno fatto di questo nostro splendido mare un cimitero, come senza sosta ripete Papa Francesco dinanzi a più di 28.000 migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo negli ultimi 10 anni.

Un compito pesante e delicato, il vostro. Eppure voi siete qui, perché avete chiaro il valore di quella vita umana oggi sempre più minacciata da guerre e violenze, ingiustizie e persecuzioni, disprezzo e scarto.

Lo dico e lo ribadisco con forza: quante persone, quante Nazioni, quante leggi scartano i migranti! Quanti occhi non riconoscono il valore della vita che voi, militari e forze di polizia, sapete vedere in ogni persona umana. E la vostra gioia è poter sottrarre alla morte e alla paura tanti uomini, donne e bambini, a volte soli perché mandati dai genitori verso un futuro di speranza… la vostra gioia è condividere la speranza, come Maria e Elisabetta.

E’ interessante notare come Maria, accolta da Elisabetta, entri da lei, specifica il Vangelo, e rimane per aiutarla.

E’ così anche per i migranti, il soccorso non basta, l’accoglienza non basta: voi lo sperimentate continuamente. C’è un vero e proprio aiuto da organizzare, da mettere in campo.

C’è l’opera attenta di vigilanza con cui le forze di polizia affrontano situazioni irregolari e criminali, trasporti illeciti, trafficanti di morte e di uomini…

C’è il servizio di controllo di chi tra voi è chiamato a gestire la difficile situazione dell’organizzazione e dell’ordine all’interno delle strutture di ricezione, la cui capienza viene troppo spesso superata, generando crisi, intolleranze, conflitti, proteste esasperate…

Le persone che servite non solo partono da difficoltà terribili ma, al loro arrivo, sperimentano ostacoli insormontabili, resi drammatici anche dalle mancate decisioni, soprattutto da parte dell’Europa e della comunità internazionale. Un problema, quello delle migrazioni, immenso che, però, non va letto solo come problema quanto piuttosto come provocazione, risorsa, mistero di vita.

Senza una reale solidarietà europea, i migranti restano un problema. Ma la vita umana può essere un problema? Come si può pensare di essere civili se si è indifferenti di fronte alla vita umana? La domanda cruciale, alla quale deve dare risposta la cultura, la democrazia e la cosiddetta civiltà è: ma ha ancora valore e dignità la vita umana?

E’ urgente vincere l’indifferenza: alla luce del vangelo ascoltato (Lc 1,39-45), mi piace dire che dobbiamo vincere l’indifferenza con la benedizione. Per Elisabetta la visita di Maria fu un dono, tanto che la accoglie acclamando: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! (Lo diciamo in ogni Ave Maria). A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”

E “benedire”, letteralmente, significa “dire bene”, trovare il bene in ogni persona e situazione, dono di Dio per noi, nonostante le difficoltà che può creare. È questa la prospettiva della visita, quella in cui il Vangelo ci immette. Dobbiamo riscoprire la visita come dono. E noi siamo visitati. Visitati dai migranti che qui approdano, con i loro drammi ma con le culture, la loro originalità e preziosità. Forse quando nella vita siamo visitati da qualcuno non è sempre piacevole, facile, atteso… ma sempre può diventare la novità di una risorsa, può diventare un dono.

Se l’Europa, se il mondo imparano il senso della visita, in fondo, imparano il senso della vita e del servizio alla vita; e tutti impariamo il senso del Natale: cos’è infatti Natale se non Dio che visita l’uomo? Che chiede all’uomo di accoglierLo, accogliendo ogni uomo in Gesù Bambino? In Gesù c’è l’uomo, tutto l’uomo, tutti gli uomini, la vita di tutti, nessuno escluso.

Carissimi uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine, cari amici tutti, questo voi lo avete capito e, con fatica e con gioia, lo vivete e lo testimoniate al mondo, che di questa visita spesso non si accorge e che respinge.

Non dimenticatelo: con quello che fate, voi accogliete Gesù e trasformate questa periferia, la meravigliosa Isola di Lampedusa, in una nuova Betlemme dove il Bambino rinasce ancora.

È questa la speranza di pace che riversate sul mondo. Sia questa la vostra forza e la gioia del Santo Natale.

Grazie di cuore! Auguri. E così sia!

Santo Marcianò