Omelia in occasione della Festa S. Matteo, Patrono della Guardia di Finanza

23-09-2024

Roma, Basilica S. Maria Maggiore, 23 settembre 2024

 

Carissimi, celebriamo assieme San Matteo, vostro Patrono, un anno molto particolare, il 250° dalla Fondazione della Guardia di Finanza. Un anniversario significativo, che abbiamo inaugurato qualche mese fa e che l’altro ieri ha avuto un momento di particolare intensità, per l’Udienza con Papa Francesco. Oggi la Liturgia Eucaristica ci offre la possibilità di fare memoria nella gratitudine e di guardare al futuro nella speranza, cercando di intravedere sempre, in questo lungo e ricco percorso, la mano di Dio che guida la storia umana.

È questa, se ci pensiamo bene, l’esperienza di Matteo quando, incontrando lo sguardo di Gesù, trova quella luce che, nel suo celebre dipinto, anche il Caravaggio ha saputo catturare in modo così espressivo. Una luce che invade le profondità dell’animo e, al contempo, rischiara il mondo in cui si trova, facendone apparire le bellezze da custodire e i bisogni a cui dare risposta.

Nel Vangelo (Mt 9,9-13), potremmo vedere questo mondo raffigurato, per così dire, in due spazi.

Da una parte c’è uno spazio esterno, aperto. C’è la “strada” dove Gesù si trova e dove cammina, andando via da un luogo per raggiungere un altro luogo. Un cammino continuo, instancabile, verso persone e realtà che richiedono la Sua presenza misericordiosa e la Sua opera evangelizzatrice.

Dall’altra parte c’è la “casa” in cui Gesù entra e dove, seduto a tavola con i suoi discepoli, mangia assieme a pubblicani e peccatori. Uno spazio più intimo ma anch’esso aperto all’accoglienza vera, indiscriminata e, potremmo dire, reciproca: Gesù accoglie tutti e Gesù, per primo, viene accolto.

Sono due spazi nei quali mi piace collocare la vostra missione: del passato, del presente e del futuro. Una missione nata, lo sappiamo bene, con il compito principale di difesa finanziaria dei confini: una sorta di custodia della “casa”, che oggi certamente continua nella vigilanza economico-finanziaria ma che, nel tempo, si è arricchita di importanti impegni verso la “strada”, gli spazi esterni; basti pensare al vostro coinvolgimento in svariate operazioni di soccorso…

La vostra missione, nello specifico, vi vuole attenti a salvaguardare e potenziare quella sfumatura della giustizia che si lega all’economia, vista nel senso più ampio del termine.

Nel Messaggio ai partecipanti al IV Incontro annuale dal titolo The economy of Francesco, svoltosi ad Assisi nell’ottobre 2023, il Papa ha riassunto il significato dell’economia in due punti che, in certo modo, riprendono i due spazi di cui stiamo parlando: «l’economia della terra», ovvero della «casa», e «l’economia del cammino».

 

«L’economia della terra viene dal primo significato della parola economia, quello di cura della casa», scrive il Santo Padre, ricordandoci che «la casa non è solo il luogo fisico dove viviamo, ma è la nostra comunità, le nostre relazioni, sono le città che abitiamo, le nostre radici»[1].

Tante volte è proprio l’ingiustizia economica e finanziaria ad avvelenare le relazioni sociali, a sovvertire equilibri nazionali e internazionali; persino, se ci pensiamo, a inquinare i rapporti familiari.

La vostra opera in questo campo è varia e sempre tesa a restaurare la giustizia: penso alla cura dell’equità in campo distributivo e tributario e all’attenzione alla legalità che, a partire dalla difesa dell’applicazione delle leggi, può dare un contributo culturale e tecnico alla formulazione di leggi che non escludano poveri e deboli, sul cui bene si misura la giustizia del popolo.

Richiamando il rapporto tra economia e casa, potremmo imparare dalle mamme le quali, oggi ma ancor più in tempi non lontani, si prendono cura delle risorse della famiglia, avendo a cuore il bene di tutti i membri, provvedendo al decoro della stessa casa e cercando di assicurare qualche risparmio per il futuro. È proprio vero: il segreto dell’organizzazione economica, alla quale voi contribuite, è racchiuso in un senso di responsabilità serio e affettuoso verso la comunità che vi è affidata.

È bello, nel Vangelo, vedere Matteo passare dal «banco delle imposte» alla «casa»: quasi a rendersi conto di come sia fallimentare, ingiusta, devastante una visione economica che non tiene conto delle relazioni interpersonali e non guarda agli altri, siano essi anziani o giovani, adulti o bambini, sani o malati, familiari o stranieri. Perché la casa è fatta anche di coloro che vengono ospitati; anzi, come precisa il Papa, «per estensione, la casa è il mondo intero, l’unico che abbiamo, affidato a tutti noi. Per il solo fatto di essere nati siamo chiamati a diventare custodi di questa casa comune e, quindi, fratelli e sorelle di ogni abitante della terra»[2].

 

Ecco, allora, lo spazio della strada, «l’economia del cammino». Tutti da accogliere, potremmo dire; ma anche tutti da raggiungere e soccorrere, come fate voi nelle diverse emergenze di terra e di mare, in Italia e nel mondo, a difesa delle persone e del creato; e come accade nelle operazioni che vi portano a intercettare i diversi traffici di stupefacenti, in luoghi anche lontani e pericolosi, o i crimini che si moltiplicano sul web. Sì, il cammino! Come abbiamo ascoltato dal Vangelo, è mentre cammina che Gesù incontra Matteo; ed è camminando che egli, alzatosi dal banco delle imposte, può seguire il Signore. A partire dall’«esperienza di Gesù e dei primi discepoli», Papa Francesco accosta l’«economia del cammino» alla logica del «pellegrinaggio»: un viaggio nel quale ci si impolvera, così come «il bene comune richiede un impegno che sporca le mani»[3].

Quella del pellegrinaggio è una bella immagine, quasi un’Icona di questo vostro 250° anniversario.

Un pellegrinaggio, un cammino che vi vede in continuo progresso, attenti a migliorare competenze e tecnologie – fino all’uso delle più raffinate forme di intelligenze artificiali – ma senza perdere di vista l’uomo, sul quale mantenere quello «sguardo» di Gesù che Matteo seppe accogliere e fare suo.

Un pellegrinaggio, un cammino nel quale continuate a coinvolgere tanti giovani, sottraendoli alla logica dell’illegalità, delle dipendenze, dell’incuria, e orientandoli a un futuro di dedizione e speranza.

Un pellegrinaggio, un cammino nel quale vi siete sporcati e vi continuate a sporcare le mani mettendovi a servizio del bene comune. Perché, conclude il Papa, «solo le mani sporche sanno cambiare la terra: la giustizia si vive, la carità si incarna e, solidali nelle sfide, in esse si persevera con coraggio»; e questo «oggi significa essere necessariamente donne e uomini di pace: non darsi pace per la pace»[4].

 

Cari amici, mentre viviamo questo nostro anniversario si schiudono le porte del Giubileo che ci vedrà “Pellegrini di speranza”, ce lo ricordava anche il Santo Padre nell’Udienza dell’altro ieri. E la nostra speranza è la pace!

La pace è la meta verso la quale tendiamo, così come il cammino, il pellegrinaggio tende verso una casa.

La pace è il dono che oggi chiediamo al Signore, per intercessione di San Matteo, dicendo grazie a voi, cari fratelli e sorelle della Guardia di Finanza, per quanto fate affinché ci sia pace nelle nostre case, nella nostra Nazione, tra i popoli in guerra e nell’intero mondo degli uomini.

Ci sia pace! E così sia.

Santo Marcianò
Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia

 

[1] Francesco, Messaggio ai partecipanti al IV Incontro annuale di The economy of Francesco, Assisi, ottobre 2023

[2] Ivi

[3] Ivi

[4] Ivi