Omelia nella celebrazione per l’Ordinazione presbiterale di D. Giovanni Mizzi

29-05-2021

Locorotondo (BA), 29 maggio 2021

 

Carissimi fratelli e sorelle, le scelte che facciamo determinano certamente la nostra vita e, allo stesso tempo, dicono chi siamo, rivelano qualcosa di noi.

Oggi, carissimo Gianni, noi celebriamo la tua Ordinazione Sacerdotale: una scelta di vita, una scelta che determina la tua vita e dice che la vuoi donare interamente a Cristo e ai fratelli. In realtà, però, si tratta primariamente di una scelta di Dio, è Dio che sceglie. La Liturgia della Parola oggi lo dice con chiarezza e, in un certo senso, ci dice chi è Dio, proprio a partire dalle sue scelte.

Dio sceglie un popolo. Lo sceglie per rivelarsi, per entrare in relazione con Lui, per stabilire un’Alleanza di amore. Lo sceglie perché, potremmo dire, non può stare solo, non può stare senza quel popolo; perché è un Dio Trinità, un Dio Amore.

E la scelta di Dio, come abbiamo cantato nel Salmo 32 (33), è la beatitudine del popolo, la sua felicità: «Beato il popolo scelto dal Signore».

Ecco, noi oggi celebriamo il mistero della vocazione: il mistero della scelta di Dio e della felicità umana!

Dio ti ha scelto, Dio ti sceglie, Gianni. E lo fa per un puro motivo d’amore; potremmo dire, perché “non sa stare” senza di te.

C’è da incantarsi nel contemplare questa verità, questa grandezza della vocazione di ciascuno, letta nel corso della storia, in tutta la storia della salvezza!

«Interroga pure i tempi antichi» e vedi se c’è qualcosa più grande di questa: «che un popolo abbia udito la voce di Dio, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo»… sembra dirlo pure a te Mosè, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura (Dt 4,32-34.39-40).

La vocazione è Dio che parla, che chiama, per manifestarci la sua scelta. E noi ne possiamo addirittura ascoltare la voce… è una cosa grande!

Tu hai ascoltato la voce di Dio chiamarti, sceglierti. L’hai ascoltata nella tua famiglia, che oggi ringrazia Lui e che noi ringraziamo dal profondo del cuore, per averti donato la vita; in questa comunità ecclesiale, che ti ha accompagnato e ora fa festa con te; nei tuoi impegni ed entusiasmi di giovane; l’hai ascoltata pensando alla famiglia dei militari italiani, che hai compreso di essere chiamato ad amare e servire.

È questo il motivo della gioia, della felicità, della beatitudine di oggi. E questa felicità non ti lascerà mai; questa gioia, come dice Gesù, «nessuno te la potrà togliere» (cfr. Gv 16,23).

Il mondo la cerca, ne parla, la desidera, ma, troppo spesso, dimentica che la felicità sta nell’essere scelti. Chi ama, chi è innamorato, conosce tale gioia: essere scelto per essere ammesso alla vita dell’altro, alla sua intimità. Così, la gioia della vocazione, e della vocazione al sacerdozio, sta nel fatto di essere scelti e ammessi alla vita intima di Dio.

Il Mistero che oggi celebriamo svela proprio questa Vita intima di Dio: è la Trinità, che è, in Se stessa, Vita, Relazione. Nel Mistero Trinitario si inserisce la tua vocazione, la tua chiamata, il tuo sacerdozio. È la Trinità a sceglierti, Gianni, perché tu dia gloria a Dio!

 

Ti sceglie Dio che è Padre.

«Siamo figli di Dio», dice San Paolo ai Romani (Rm 8,14-17), e possiamo gridare «Abbà! Padre!».

Il Padre ti sceglie per essere suo figlio e diventare, in Lui, padre anche tu.

Il ministero sacerdotale è un grande mistero di paternità. È nella paternità che si esercita la vera arte pastorale, prerogativa di chi è chiamato a governare; con la tua paternità potrai guidare, condurre coloro che ti saranno affidati, a partire dall’obbedienza filiale, dall’obbedienza d’amore al Padre.

Il mondo militare sa bene cosa significhi il dovere dell’obbedienza, la responsabilità del comando, la capacità di condurre e guidare. Nel sacerdozio, però, non si tratta di esercitare una capacità umana ma di accogliere, nell’obbedienza, un compito dato da Dio.

Tu hai imparato la bellezza di questa obbedienza nelle relazioni di amore vissute nella tua bella famiglia, nell’esperienza di formazione e crescita in Seminario, comunità che educa all’amore. La porterai avanti abitando, dentro il Mistero della Trinità, la relazione intima di figlio nei confronti del Padre.

Coltiva con costanza questa relazione, Gianni; l’essere figlio ti permette, come dice Paolo, di «non ricadere nella paura», trovando il vero coraggio: guidare, condurre, governare con amore di pastore e di padre. E accompagnare nella fede!

 

Ti sceglie Dio che è Figlio.

«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque…», dice Gesù; e lo fa, specifica il Vangelo di  oggi (Mt 28,16-20), avvicinandosi e rassicurando i discepoli: «Io sono con voi»!

È bellissimo! Il Figlio ti sceglie per inviarti ad annunciare Lui, la Sua Parola; ed è proprio in quanto ti invia che Egli è «con te»; ancora di più, ti consente di essere con Lui, in Lui.

Non lo dimenticare: il dono di insegnare, predicare, trasmettere la Parola di Dio, che feconda la vita delle persone, viene dal vivere in Persona Christi: abitare il Mistero della Trinità, condividendo la tua relazione intima di amore con Cristo e di Lui con la Sua Chiesa.

Annunciare Gesù e la Sua Parola non è solo questione di parole; il Papa lo ricorda spesso citando San Francesco: il Vangelo si annuncia, se necessario anche con la lingua, sempre con la vita.

Ecco: per un sacerdote, questa vita è la stessa Vita di Gesù! Il sacerdozio ci configura a Lui, ci rende capaci di condividere la Sua vita, di esserne «partecipi». E Cristo Sacerdote ha vissuto una vita offerta, donata alla Chiesa con amore sponsale, al punto che San Paolo può dire che la Chiesa è lo stesso «corpo di Cristo». (cfr. Ef 5,23; Col 1,24).

Sì, porterai Cristo e la Sua Parola perché sei inserito in questo amore; ami la Chiesa, la tua comunità, i tuoi militari con quello stesso amore con cui Gesù li ama. Nel Mistero della Trinità, la castità del tuo celibato altro non è che la condivisione della vita intima di Gesù, del Suo amore appassionato per noi, che si consuma, si offre, fino a dare la vita!

Questo amore ti farà persino «prendere parte alle sofferenze di Cristo»: amare chi soffre, condividere i dolori dei tuoi militari con le loro famiglie e le difficoltà che incontrano, portare le croci dei fratelli e con i fratelli. Coma hai sperimentato nel tuo servizio amorevole all’Ospedale Militare Celio durante la pandemia, Lui ti farà essere strumento di speranza.

 

Ti sceglie, infine, Dio che è Spirito.

Lo Spirito, dice Paolo, ci guida, ci rende figli, ci consente di partecipare alla vita stessa di Cristo. E lo Spirito ti sceglie per santificarti e santificare, per renderti canale della Sua Grazia, affinché si riversi sulla Chiesa e su ogni persona attraverso i sacramenti.

È qualcosa di immenso, ineffabile; in un certo senso, potrai quasi guidare lo Spirito che guida il mondo!

Egli, infatti, ti risponderà quando lo invocherai perché il pane e il vino diventino Corpo e Sangue di Gesù; quando gli chiederai di perdonare i peccati dei fratelli; quando gli presenterai una creatura perché il Battesimo le doni una nuova vita o la Confermazione la confermi nella fede; quando lo supplicherai di ungere e consolare la sofferenza e la malattia degli uomini…

Lo Spirito trasforma: lasciati trasformare dallo Spirito. Lo Spirito santifica: lasciati santificare da Lui!

Perché questo accada, però, devi essere e rimanere povero! Devi abitare, nel Mistero della Trinità, la relazione di mendicante dello Spirito Santo, di assoluta dipendenza da Lui.

Sì. La santità germoglia solo in chi è povero di spirito, perché è lo Spirito di Dio a completare, arricchire, trasfigurare le nostre povertà.

Povero, ma perennemente in preghiera, in relazione con lo Spirito Santo, vera ricchezza e indispensabile respiro della nostra vita e della vita della Chiesa. Lo Spirito che è il Paràclito, il Vicino, il Consolatore.

Gianni, lo sperimenterai soprattutto nei momenti più duri, di maggiore povertà del sacerdozio; e saranno questi a santificarti, rendendoti capace di affrontare le povertà di coloro che Dio ti affida, le fatiche dei militari operanti in situazioni estreme, nelle missioni di pace, nelle calamità naturali, in questa pandemia… dovunque dovrai vivere con loro e per loro!

Lo Spirito ci trasforma, come eucaristicamente trasforma pane e vino; il sacerdote può dirlo con forza speciale. Lascialo fare: ti trasformerà nella carità!

 

Caro Gianni, come il Padre e il Figlio sono una cosa sola nello Spirito, così queste tre dimensioni del tuo sacerdozio non possono separarsi.

Non si possono separare i doni di guidare, insegnare e santificare; l’obbedienza, la castità e la povertà; la fede, la speranza e la carità…

Accoglilo e offrilo così l’amore con cui Dio oggi ti sceglie: sentendoti figlio del Padre e diventando padre dei cari militari che aspettano il tuo ministero, per essere sorretti nella loro opera di giustizia e pace; ascoltando da Gesù la Parola e annunciandola con la vita alle loro vite; lasciandoti trasformare e santificare dallo Spirito, per saper essere vicino, come lo è Lui, e così trasformare, consolare, santificare i fratelli.

Sarai beato, felice, perché scelto da quel Dio che oggi ti consacra presbitero per rivelarsi al mondo e renderti, con il tuo sorriso e la Sua misericordia, canale della gioia e pace che nessuno può togliere. A lode e gloria della Santissima Trinità.

E così sia!

Santo Marcianò