Omelia alla Celebrazione nel 30° anniversario della morte dei militari della Guardia di Finanza: Antonio Amore, Maurizio Gorgone, Giuseppe Attanasio e Pierpaolo Gugliandolo

31-05-2021

Loc. Cannavà di Rizziconi (RC), lunedì 31 maggio 2021

 

Carissimi fratelli e sorelle,

l’urgenza dell’amore!

Potremmo sintetizzare così il messaggio della Celebrazione di oggi, nel 30° anniversario della morte in servizio dei nostri finanzieri Antonio, Giuseppe, Maurizio, Pierpaolo, a compimento di una vita di dedizione.

È la Liturgia della Parola a suggerirlo. Lo fa il Vangelo (Lc 1,39-56), con la «fretta» che fa mettere in viaggio Maria per amore del servire visitando. Lo fa San Paolo nella prima Lettura, il quale ci spiega a parole cosa sia questo amore, quanto sia  urgente; e, come sappiamo, nella Sacra Scrittura non c’è nessuno che abbia parlato dell’amore meglio di Paolo.

 

Maria, anzitutto, ci spiega l’urgenza dell’amore con l’immagine della strada. Subito dopo ave ricevuto l’annuncio dell’angelo, si «mette in viaggio» per raggiungere la cugina Elisabetta che ha bisogno di lei.

Maria va per strada; e non era facile, al tempo, affrontare la salita da Nazareth a Ein Karim, fatta di deserto e pericoli. Ma la strada non è mai facile, è sempre piena di fatiche, imprevisti, tornanti difficili, occasioni di inciampo e di smarrimento.

Anche i nostri quattro fratelli si erano messi in viaggio; erano per strada, dove la morte li ha raggiunti. Strada che percorrevano per raggiungere il luogo in cui c’era bisogno di loro, proprio come Maria. Un rinforzo richiesto per la sicurezza da assicurare al territorio e alle autorità, nella fase di emergenza di quella guerra di mafia che insanguina la nostra meravigliosa terra del Sud e ne attanaglia lo sviluppo sociale, economico, turistico, culturale…

Quanti uomini e donne delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate italiane combattono ogni giorno, in un impegno silenzioso e coraggioso, in questa guerra! Quanti ne diventano vittime, direttamente o indirettamente, come i fratelli che oggi ricordiamo! E quanti, come loro in quel momento, operano sulle strade, fanno delle strade non solo il luogo che li conduce a prestare servizio ma lo stesso luogo del servizio!

Pensiamo solo al confinamento per la pandemia, mentre tutti eravamo chiusi in casa e loro vegliavano sulle strade, per la sicurezza e i controlli. E pensiamo a quanto lavoro della Guardia di Finanza si svolga per strada… Sì, i militari operano perché le nostre strade siano, in senso ampio, più “sicure”.

La strada è un luogo importante per la vita dell’uomo; è sinonimo di relazione, di direzione.

Da una parte, infatti, la strada supera le distanze, unisce posti lontani, stabilisce collegamenti dove forse c’erano sentieri impercorribili. Negli ultimi decenni, le strade del mondo si sono accorciate, sono diventate più veloci, accelerando il fenomeno della globalizzazione. La strada è luogo di incontro, favorisce l’incontro tra esseri umani. Ma le strade sono pure luoghi di relazioni ferite, percorsi che possono diventare blocchi per coloro che fuggono da fame, violenza e guerra; squallide dimore per i poveri e i senzatetto, occasione di smarrimento e sfruttamento per i soggetti più fragili, per le donne violate, per i bambini di strada ancora oggi abbandonati in molti luoghi della terra…

D’altra parte, la strada segna anche il passo personale. È un cammino che ciascuno compie, verso una meta precisa, alla ricerca del senso della vita. La strada è la direzione che intendiamo dare alla nostra esistenza. Può portarci verso di noi, rappresentare una ricerca di noi stessi, una corsa verso l’autorealizzazione, il successo, il denaro, il potere; può essere il luogo del rischio e dello sballo, che brucia tante giovani vite, o un facile inseguire il vantaggio personale, incuranti del prossimo e del bene comune. Può invece portarci fuori di noi, verso gli altri, in un atteggiamento perenne di servizio; può essere un percorso difficile, in salita, impervio e pieno di pericoli ma aperto verso gli altri, verso i fratelli, che ci vede perennemente in viaggio verso di loro, fino al dono della vita.

Sì, il cammino della vita è così. Ma siamo noi che scegliamo la direzione; ed è una scelta che dobbiamo fare, che dovete fare soprattutto voi, giovani. È una scelta che i nostri quattro amici hanno compiuto, spinti dall’urgenza dell’amore. E l’amore è sempre una strada in salita.

 

San Paolo, dicevamo, ci spiega come deve essere questo amore, e quanto esso sia urgente.

L’amore, egli scrive, deve essere «non ipocrito»: il termine greco, anypocritòs, ha un significato profondo: vuol dire sincero, senza finzioni, limpido; scevro da ogni protagonismo, non idealistico ma concreto, attaccato alla realtà. Un amore vero, al quale bisogna attaccarsi e che ti trascina, come ha trascinato Maria verso Elisabetta e Paolo verso i fratelli; perché se è vero che Paolo ha saputo parlare dell’amore, è vero che egli ha saputo amare fino alla fine, fino al martirio.

Spesso ci si lascia trascinare dalla pigrizia, dall’indolenza, persino da comportamenti che rinnegano la giustizia, l’onestà, la legalità e spargono il pericoloso seme della criminalità. Spesso i giovani sono trascinati, adescati già da piccoli, magari proprio sulle nostre strade, e illusi con promesse di una vita facile e lussuosa, che intrappola nella morsa della violenza e porta a rinnegare la dignità umana, a distruggere la vita propria e altrui, a vivere nel compromesso e nel ricatto.

Sì, il male trascina ma trascina anche il bene, l’amore. Perché questo accada, dice Paolo, bisogna lasciarsi trascinare dalle cose umili (siunapaghestài): dalle piccole cose che portano al rispetto delle regole nel vivere la vita sociale, dell’ordine impresso nel creato, dell’amore per la città dell’uomo, dei compiti che il dovere quotidiano pone dinanzi: in una parola, dal senso del servizio! Come i quattro finanzieri hanno testimoniato, se anche questo comportamento sembra una sconfitta, se anche può condurre alla morte, in realtà apre sentieri nuovi, riaccende la speranza. E diventa un esempio trascinante!

 

Cari fratelli e sorelle, noi possiamo scegliere da che cosa lasciarci trascinare, possiamo scegliere che strada prendere! Lo dico soprattutto ai giovani.

Ma noi adulti, noi che abbiamo responsabilità civili, politiche, educative, pastorali… possiamo scegliere se rimanere concentrati sui nostri interessi personali, di nicchia, di comunità, di partito, o diventare esempi trascinanti di servizio alla vita e alla dignità umana, alla giustizia e al bene comune, alla libertà e alla pace, come questi finanzieri hanno testimoniato e i nostri militari ogni giorno testimoniano. Possiamo scegliere se percorrere le strade comode della ricerca di noi stessi o abitare la strada, per raggiungere l’uomo, dove egli si trovi; possiamo decidere se essere o meno, come chiede spesso Papa Francesco, “in uscita”, lasciando le chiese e i palazzi per venire incontro alle vere necessità della gente e del territorio.

La capacità di trascinare nell’amore è compito di tutti: della famiglia, della scuola, della chiesa, della pubblica amministrazione. E di tutti è il compito di far sì che le strade siano, in senso ampio, più “sicure”, soprattutto nella nostra Calabria. Siano luoghi di incontro e accoglienza, di relazioni pacifiche e scambi culturali; siano angoli puliti e curati, capaci di mostrare la bellezza unica di questa terra. Siano, infine, percorsi che conducono verso la dedizione al servizio concreto e umile, fino a quel dono della vita che questi finanzieri hanno testimoniato. Come loro, lasciamoci trascinare sulla strada dell’amore.

E così sia!

Santo Marcianò