Roma, Basilica S. Giovanni in Laterano, 21 settembre 2022
Mentre «passa», Gesù vede Matteo e lo chiama. Nella scena evangelica (Mt 9,9-13), di cui egli stesso è l’autore, Matteo ricorda il suo incontro con Cristo proprio così: lui è «seduto al banco delle imposte» ma Gesù «passa», è in movimento, attraversa le strade degli uomini. Degli uomini di ieri, degli uomini di oggi.
Oggi, le strade umane sembrano a volte confuse, sbagliate, inaridite, contorte. Ci sono strade insicure per la violenza, disordinate o sporche per l’incuria, affollate di traffico, avvelenate di smog, devastate da calamità naturali terribili – come non ricordare oggi l’alluvione nelle Marche? – e, prima ancora, dalla mano dell’uomo. Ci sono strade, per così dire, “controllate” da poteri criminali, occupate dal traffico di stupefacenti, insanguinate da incidenti, percorse da colpevoli in fuga. E poi ci sono strade svuotate dalla guerra o invase dalla povertà di profughi, affamati, senzatetto, che muoiono nell’indifferenza.
Sì, spesso, troppo spesso, sempre più spesso, ci sono strade che risuonano di indifferenza. E ciò significa che l’uomo ha perso la sua strada.
Sono queste le strade che anche noi siamo invitati a percorrere, in particolare voi, amici della Guardia di Finanza. La vostra strada si snoda tra le strade lungo le quali più insidiose corrono le minacce dell’ingiustizia sociale, dello scarto degli ultimi, della corruzione personale e comunitaria, dei poteri violenti… Quanto vario e ricco è il vostro impegno e quanto vi compromette nelle strade degli uomini, spesso esponendovi al pericolo e al rischio ma, al contempo, delineandosi come strada di speranza per molti! Strada che sottrae all’indifferenza, come il Vangelo chiede di fare.
Passando lungo le strade, infatti, Gesù non è indifferente e si accorge degli uomini, si accorge di Matteo. «Vede» Matteo; i suoi occhi si poggiano su di lui e questo cambia la vita della persona, cambia la storia: sì, perché la cosiddetta conversione di Matteo porterà con sé tutta una mutazione non solo nel comportamento individuale ma nella gestione economica, nello stile sociale, nella vita della comunità.
Quel Gesù che gli cambia la vita è quel Gesù che Matteo segue: è il Gesù in movimento, il Gesù che cammina sulle strade e vede chi sta sulle strade. Per seguirlo, egli si «alza», dice il testo, quasi indicando una prospettiva di resurrezione. Si alza per cambiare vita, si alza per andare su queste strade; si alza e inizia anch’egli a vedere ciò di cui mai si era accorto prima.
Anche la giustizia che regola la gestione economica e finanziaria di un Paese non deve partire, per così dire, dallo stare seduti, comodi, in scrivanie in cui esclusivamente si riscuote, magari nella corruzione come gli esattori del tempo di Gesù. Deve partire, oserei dire, dalla strada, dalle periferie, come direbbe Papa Francesco.
Dall’accorgersi, dal vedere le reali esigenze e miserie dei cittadini, degli uomini e delle donne del nostro tempo, rese più drammatiche dalle conseguenze della pandemia; dal toccare con mano le difficoltà economiche delle famiglie, delle grandi imprese affogate dai debiti o dei piccoli artigiani minacciati dall’usura; dal combattere la discriminazione derivante dall’illegalità e dall’evasione fiscale o la piaga della disoccupazione e del lavoro in nero; dal non restare indifferenti dinanzi alla povertà in cui versano anziani, malati, deboli, ai quali non sempre è garantito il minimo per la sopravvivenza. E’ il compito di uno stato giusto, ed è il vostro compito.
È vostro compito, carissimi uomini e donne della Guardia di Finanza. E questo “titolo”, in fondo, vi offre la direzione su cui procedere. Un servizio, il vostro, che si svolge con un atteggiamento di “guardia”, ovvero di custodia, di protezione, di difesa. Non lo si può eseguire appieno, potremmo dire, se non in un contesto in cui ci si accorge dell’altro, se non in uno stile di cura del fratello.
E questo è bello ed è importante!
Ma c’è qualcosa in più. Gesù non solo passa e guarda ma si ferma a «mangiare» con gli uomini. Si avvicina a persone di ogni genere – «i pubblicani e i peccatori», li definisce Matteo – e compie un gesto di familiarità, di intimità, perché consumare assieme il cibo è segno di relazione, di fraternità, di condivisione.
Ecco: la giustizia economica e finanziaria di un Paese, la giustizia che voi stessi garantite e insegnate, passa per la strada della condivisione. Una strada sempre indispensabile, non solo perché segue la direttiva che conduce all’equità ma perché, anche qualora tutti gli esseri umani nel mondo avessero i beni necessari, senza la gioia della condivisione gli stessi beni lascerebbero le persone nella solitudine, nella tristezza, nel non senso.
Cari amici, passare sulle strade degli uomini, vederli e custodirli, condividere con loro.
È il senso del vostro dovere di militari della Guardia di Finanza.
È il senso dell’impegno con cui gli uomini delle Istituzioni, i responsabili della Cosa Pubblica, dovrebbero servire un Paese, per garantirne il bene comune, la giustizia e la pace.
È il senso di ogni lavoro, che pone noi, uomini e donne, sulle strade degli uomini e ci invita e riconoscerne la preziosità e la dignità, salvandoci dall’egoismo, dall’indifferenza, dal rischio di perdersi in strade contorte e indicandoci la via che Matteo testimonia: il servizio, ricco di quella misericordia che sa commuoversi per gli altri, sa soffrire e, a volte, morire per loro.
Si tratta del modo in cui Gesù ha saputo passare sulle strade, si tratta della strada stessa che Egli ha percorso e che può diventare sentiero di speranza anche per l’umanità di oggi: la strada della carità, dell’amore che chiama, spinge, motiva.
Che questo amore sostenga sempre il vostro servizio di Guardia di Finanza sulle strade degli uomini e divenga la strada che scegliete ogni giorno per costruire, con la Grazia di Dio e l’intercessione del vostro Santo Patrono Matteo, un mondo più giusto, più equo e fraterno.
E così sia!
Santo Marcianò