Omelia S. Messa con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nella festa della patrona Santa Barbara

05-12-2022

Roma, Basilica S. Maria Maggiore, 5 dicembre 2022

Carissimi, la Festa di Santa Barbara è occasione preziosa per ritrovarci assieme a voi, Vigili del Fuoco, e a manifestarvi, con la partecipazione, la vicinanza, la preghiera, tutta la nostra gratitudine.

Lo facciamo come Chiesa; lo facciamo come cittadini, consapevoli del compito importante che vi è affidato.

Mi colpiva, in questi giorni, leggere un commento all’ultimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del nostro Paese, secondo il quale – titola il quotidiano Avvenire del 2 dicembre scorso – «pandemia e guerra hanno reso gli italiani più tristi e malinconici». Sentimenti che si evincono in particolare da due dati: la sensazione di non sentirsi sicuri (il 66,3% ) e la paura che possa scoppiare una terza guerra mondiale (61%).

Sono dati che certamente vanno analizzati, se pensiamo a quanto, ad esempio, sul senso di insicurezza incidano problematiche di tipo economico o lavorativo, oltre che paure in senso più generale. Tuttavia, al di là delle statistiche, credo sia ormai evidente la maggiore situazione di fragilità che oggi riscontriamo: in Italia e nel mondo, tra i giovani e non solo.

Preparando nella preghiera la nostra Celebrazione, mi sono chiesto se questa sia anche la vostra esperienza; se anche voi, in questi ultimi tempi, abbiate constatato maggiori paure e, più in generale, ulteriori fragilità tra coloro che richiedono i vostri servizi; se, ad esempio, vi siate resi conto che le chiamate dei cittadini si stiano moltiplicando o che il vostro intervento venga richiesto per motivi più futili che in passato…

Non ci interessa, in questa sede, valutare una statistica, tantomeno fare un’analisi sociologica. Ma l’uomo sì, quello ci interessa: la persona umana, anche con le sue fragilità! Perché mi sembra che il compito dei Vigili del Fuoco, in modo forse più evidente di altre figure responsabili della sicurezza, abbia a che fare con la fragilità umana. Lo ricordava ieri il Presidente della Repubblica nel suo messaggio a voi indirizzato, sottolineando come «nei delicati scenari emergenziali e negli interventi di soccorso pubblico le donne e gli uomini del Corpo rappresentano da sempre un solido presidio»[1].

E proprio in questi ultimi giorni, mentre ciascuno di noi aveva il cuore addolorato e trepidante per la tragedia della frana di Ischia, voi eravate lì, a scavare instancabilmente tra il fango e, come in altre emergenze del genere, rincorrere fino all’ultimo la speranza, prendendo su di voi non solo la fatica ma il dolore della gente, la disperazione e la delusione; a volte, grazie a Dio, la gioia di un salvataggio, la gratitudine infinita anche per una sola vita sottratta alla morte.

«Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita la salverà», dice Gesù nel Vangelo (Lc 9,23-26), quasi offrendoci una misura della fragilità umana.

Forse è proprio quando la vita ha bisogno di essere salvata dalla fragilità del pericolo, dalla minaccia della morte, dalla malattia e dalla sofferenza che se ne capisce meglio il valore; che si capisce come essa sia un valore assoluto, insostituibile, intangibile, non intercambiabile con altri valori.

«Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?», spiega ancora Gesù.

Per misurare il valore della vita è necessaria un’economia tutta particolare, una paradossale “economia in perdita”, potremmo dire: perdere per guadagnare, perdere per salvarsi, perdere per salvare.

In un certo senso, questa è la vostra economia di Vigili del Fuoco. Non c’è calcolo per voi, dinanzi al dovere e alla gioia di soccorrere anche una sola vita umana. Non solo non c’è calcolo economico ma non c’è neppure il calcolo del rischio, della fatica, della paura. E non perché voi non siate, come tutti gli esseri umani, esposti alle paure e alle fragilità, ma perché è la spinta a far del bene agli altri a darvi un coraggio che forse non pensate neppure di poter avere. E avere “coraggio”, mi piace ricordarlo spesso, significa cercare di “agire con il cuore”.

Un cuore grande, il vostro. Un cuore grande come quello della vostra Patrona, Santa Barbara, il cui coraggio la condusse fino al martirio. Un cuore grande perché consapevole del senso e del valore da dare alla vita umana e alla propria vita. Un cuore grande perché misurato in base a quell’“economia in perdita” nella quale la cifra su cui calcolare tutto è l’amore, il dono di sé per amore.

D’altra parte, per venire incontro alle fragilità e alle paure dei fratelli che ritrovate sulla strada del vostro servizio, non basta la forza delle braccia, non basta il coraggio dell’azione. Ci vuole il “di più” che solo il cuore sa dare. Un cuore inteso non in senso emotivo o sentimentalistico, ma come “centro” della persona,  centro delle decisioni e degli affetti della nostra vita, al quale Gesù rivolge le Sue parole e il Suo amore.

Cari amici, solo un cuore grande sa mettersi veramente in ascolto delle parole di Gesù. Solo un cuore grande sa scoprire che, per certi versi, Egli stesso si offre come modello di fragilità. Non ci sembri un assurdo: il Figlio di Dio si è fatto Uomo e ha condiviso dolori, fatiche, fragilità umane; ha avuto bisogno del calore della famiglia, dell’amicizia degli apostoli, dell’aiuto di un Cireneo nel portare la Croce.

«Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua», questo chiede Gesù.

Si tratta dunque di prendere la croce. Di prendere la nostra croce, quella che ciascuno di noi e di voi sperimenta, nella sofferenza e nelle fatiche personali. Ma si tratta anche di seguire il Signore «rinnegando se stessi»; ovvero dimenticando la propria croce per portare quella degli altri. E voi lo fate.

Lo fate con la vostra “economia in perdita”, che è disposta a perdere la propria vita per salvare la vita altrui.

Lo fate con il vostro coraggio, che sa superare le proprie paure per accogliere le tante fragilità dei fratelli.

Lo fate con il vostro cuore, grande abbastanza da far posto alle croci dei fratelli.

Continuate a farlo, cari Vigili del Fuco, con coraggio e generosità. Scoprirete, come Santa Barbara, che, così facendo, avete portato la Croce di Gesù e crescerete nel Suo amore facendo più bello il nostro Paese.

Auguri! il Signore vi benedica.

 Santo Marcianò

[1] S. Mattarella, Messaggio al Corpo dei Vigili del Fuoco in occasione della Festa di Santa Barbara, 4 dicembre 2022