IL TURIBOLO È ACCESO…

Cosmo e Marco ordinati sacerdoti il 21 giugno 2020

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Il duemilaventi pare si stia impegnando molto più di altri anni per ottenere il titolo di annus horribilis: la pandemia dilagante causa di migliaia di morti, la crisi che galoppa, gli asteroidi che sembrano quasi giocare a tiro al piattello con il nostro pianeta che se la cava sempre per qualche manciata di chilometri. Tutto ciò ha reso questi mesi non facili, e, per molti, davvero drammatici. Eppure, fra le pieghe anguste del nostro difficile tempo – quale tempo, del resto, è mai stato definito facile… – il Signore si è fatto ancora presente, riaprendoci gli occhi sulla verità della resurrezione, del mistero sublime dell’amore che si dona gratuitamente. L’ordinazione sacerdotale di Don Cosmo e Don Marco può leggersi in questo senso: espressione di vicinanza di Dio alla Chiesa ed al mondo. Una manifestazione di quella dolce promessa del Signore: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Di questa attenzione di Dio dobbiamo essere sinceramente grati. Rabindranath Tagore scriveva: “Ogni bambino che nasce è segno che Dio non si è ancora stancato dell’umanità.” Parafrasando questa espressione mi verrebbe da dire: “Ogni volta che viene ordinato un sacerdote è segno che Dio ama ancora la sua Chiesa, che non si è stancato di essa”.

Il 21 giugno 2020 nella madre di tutte le chiese, San Giovanni in Laterano, Don Cosmo e Don Marco, prostrati dinanzi all’altare, offrono le loro vite al Dio che li ha eletti al suo servizio nella donazione totale ed incondizionata al suo amore. Arresi alla sua volontà hanno promesso la loro fedeltà nelle mani dell’Ordinario Militare Mons. Santo Marciano’, visibilmente commosso, divenendo sacerdoti del Signore. È stato un momento di grande e generale commozione, in cui tutti ci siamo sentiti partecipi di quella grazia speciale, di quel singolare tratto di bontà e d’elezione che Dio ha generosamente manifestato sulle persone degli ordinandi. È stata una grazia grande che ha coinvolto l’intera chiesa militare ed universale.

In un mondo che ha molto da dire, i due neoconsacrati hanno, invece, molto da dare, perché hanno attinto ed attingono alla sorgente della Vita vera, della Luce che rischiara, dell’Amore che libera: Gesù Cristo. Come Maria piena di Spirito Santo si è messa in cammino per assistere la cugina Elisabetta, così loro fremono e non vedono l’ora di cominciare il loro spirituale servizio, umile ed audace, nascosto ma deciso, fra le anime dei militari e non solo. Don Marco e Don Cosmo con la loro mitezza coraggiosa, con il loro andare incontro al mondo andando, in un certo senso, contro al mondo, alle sue ideologie distorte, ai suoi piani esclusivamente orizzontali, alle derive etiche che caratterizzano il nostro tempo, ci annunciano con l’esempio del loro “sì” che di Dio ci si può fidare, che l’Amore non si deve temere, che il chicco di grano germoglia davvero, e che lasciare le reti per seguire il Signore è ancora possibile.

La loro ordinazione testimonia che Dio innamora ancora e mette ancora fuoco nel cuore degli uomini, che la Chiesa è madre che lo Spirito Santo non manca di fecondare, e che il servizio alle anime è un ideale alto, il più alto per cui spendere la vita. Durante l’omelia il vescovo ha ricordato i tria munera propri del sacerdote: presidenza della liturgia; guida della comunità; annuncio della Parola. Questi tria munera sono modellati a imitazione di Cristo sacerdote, re (servo) e profeta. Non è irrilevante sottolineare che il termine latino “munus” può significare sia dono che compito, ufficio, e ciò esprime bene cosa siano e verso quale servizio conducano i tria munera.

Noi come comunità, che abbiamo avuto il privilegio di stare accanto a Don Marco e Don Cosmo, che abbiamo pregato per loro, che abbiamo letto nei loro occhi, specialmente negli ultimi giorni, la gioia mista al timore che abita nel cuore di chi è scelto, siamo coscienti che dietro il momento di festa c’è, in realtà, tutta la serietà che accompagna la scelta del dono totale, del voler darsi senza più riaversi, del volersi sempre più conformare a Gesù obbediente, povero e casto. A loro i nostri migliori auguri di santità, le nostre preghiere li accompagneranno quotidianamente, sulle navi, sugli aerei, nei teatri operativi, ovunque il Signore della pace li chiamerà a fare il bene. Il giorno prima dell’ordinazione, incontrando uno di loro per un corridoio, dopo averlo fermato gli ho detto: “Fratello, il turibolo è acceso, il carboncino è pronto, col tuo sì diverrai un grano d’incenso: brucia soltanto per amore di Dio e sarai felice”.

Così sia per Don Marco e per Don Cosmo, per sempre, alla maggior gloria di Dio.