(20-02-2021) Il cappellano militare, don Giovanni Caggianese, scrive ai militari. A seguire il testo:
“Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più gli altri, ma solo un noi”, afferma papa Francesco nel pieno di una pandemia, che ci trova tutti connessi sulla rete, ma sempre più soli in un mondo, che ha globalizzato l’indifferenza, l’egoismo e l’individualismo.
Tanto anche a livello di nazioni.
Viviamo emergenze planetarie che chiamano al dialogo, ma continuano ad affermarsi atteggiamenti di chiusura, che si ripercuotono sulla vita quotidiana della gente e sfociano spesso in comportamenti intrisi di violenza. La relazione è diventata il “caso serio” del nostro tempo. C’è un “tutti contro tutti” che si fa tangibile soprattutto sul web, nei programmi televisivi, in cui prevalgono solo ricette di marketing che mirano alla distruzione dell’altro, al successo personale, più che alla ricerca del bene comune.
Il Santo Padre, con l’enciclica “Fratelli tutti”, chiama non solo noi cristiani, ma ogni uomo di buona volontà, a una fratellanza aperta e universale per far fronte alle patologie che ammorbano la nostra comunione. Una fratellanza che non ignora le future generazioni; non passa oltre le vittime della malattia e della violenza di un impero del denaro che ha ingoiato ogni valore, ma sa prendersi cura della vita quando si fa fragile, e sa assumerne la difesa.
L’amore per il prossimo non si esaurisce in slogan momentanei o in forme di solidarietà ridotta ad elemosina e incapace di abbracciare la giustizia sociale. Non è solo un sentimento; non si può imporre, ma va costruito giorno dopo giorno. Cresce in luoghi esistenziali reali come quello della famiglia; in ogni ambito in cui l’esercizio di un amore sincero diventa quotidiano, concreto e non virtuale, capace di accogliere le difficoltà, le tensioni, i conflitti e di superarli nella comunione che lo Spirito sempre edifica.
Ha bisogno del profumo della santità, di gesti che implicano un incontro, dell’ascolto fecondo della Parola di Dio. Si nutre di bellezza, di silenzio, di un corpo con le mani giunte rivolte al Cielo, di uno stile di vita sobrio che sappia dare il giusto peso alle esigenze del corpo, senza dimenticare quelle spirituali, affettive, intellettuali, sociali.
È questa l’essenza di un itinerario quaresimale, che va vissuto più che spiegato, affinché la Resurrezione di Cristo diventi il cuore pulsante che alimenta ogni istante della nostra vita, e ci faccia vivere da risorti. Cristiani che non temono di affrontare le prove, le sconfitte, il fallimento dei progetti umani.
Persone capaci di abbattere nel proprio cuore le mura dell’oppressione e del peccato, per ritrovare in ogni cosa la forza fondamentale del Vangelo e della fede nel Risorto.
La Vergine Maria vi sostenga con la sua materna presenza e la benedizione del Signore vi accompagni in questo percorso verso la luce della Pasqua.
Con affetto.