Messaggio dell’Arcivescovo per la giornata missionaria 2013

Carissimi,celebriamo, oggi, la Giornata Missionaria Mondiale, una ricorrenza che la Chiesa ci ripropone ogni anno per riportare l’attenzione sull’opera dei missionari che annunciano il Vangelo a chi è lontano o non lo conosce, ma anche sul senso e significato della missionarietà. La Chiesa, infatti, esiste perché è missionaria: la Chiesa “ha” ed “è” una missione. Con tutta la Chiesa, tutti siamo chiamati a riscoprire questa identità, ad esaminare il nostro operato, a intravedere strade sempre nuove e nuove sfide alla missione. Soprattutto, siamo chiamati a renderci conto che la missione affidata alla Chiesa dell’Ordinariato Militare – e, in essa, a ciascuno di noi – è insostituibile e preziosa.   Cosa significa missione? La parola «missione», certamente, non è estranea al gergo militare. Quanti di voi, proprio in questo momento, sono impegnati in missioni particolari! Quanti, addirittura, rischiano la vita in missioni difficili! Tutti, ne sono certo, portate avanti la missione ricevuta con grande senso di responsabilità, consapevoli che, dalla vostra missione, dipende il bene di coloro ai quali siete inviati e, allo stesso tempo, l’attuazione dell’ordine che i superiori vi hanno affidato. Non ci è difficile, pertanto, cogliere come la missione sia, prima di tutto, un compito che qualcuno ci affida. La missione deriva da un mandato. Anche la Chiesa, e in essa ogni cristiano, ha una missione. Ogni cristiano, ognuno di noi, è un missionario. Ognuno di noi ha un compito da svolgere ma, prima di tutto, un messaggio da portare: è un mandato. E chi ci manda, chi ci affida la missione è Gesù stesso: ce l’affida senza ordini, senza troppe parole, ma con il linguaggio più efficace e comprensibile da parte di tutti: l’amore! Sì: noi siamo mandati perché siamo amati. La dimostrazione di questo sta nel fatto che, quando ci sentiamo veramente toccati dall’amore di Dio, la nostra vita cambia e, prima ancora delle nostre parole, fa trasparire la profondità di questo amore, la gioia di questo incontro; il nostro cuore, prima ancora che la nostra mente, sente il bisogno profondo di condividere questo amore e questa gioia, per farli sperimentare a tutti, ai più vicini e ai più lontani. Nel suo Messaggio per questa Giornata, Papa Francesco si esprime in modo semplice ma efficace: «Dio ci ama!»; e aggiunge: «Tutti dovrebbero poter sperimentare la gioia di sentirsi amati da Dio» (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2013). Ecco, in una parola, il vero motivo della missione della Chiesa, della nostra missione; essere, per tutti, canali della verità più essenziale che la persona umana desidera e spera di sentirsi ripetere: non sei un essere anonimo, non sei un essere che in modo casuale si è trovato in vita; sei amato, voluto, nella tua identità unica e irripetibile. Sei amato da Dio! E annunziare questo è annunziare il Vangelo. Come, infatti, dicono i Padri della Chiesa, tutta la Parola di Dio, tutta la Bibbia, tutto il Vangelo si potrebbe riassumere in un’unica parola: «amore»!   Come essere e diventare missionari nel nostro mondo? Anzitutto dando una risposta al “tocco di Dio”: e la nostra risposta a questo tocco d’amore, che ci ha raggiunto e ci rende missionari, si chiama fede. Si sta chiudendo, ce lo ricorda anche Papa Francesco, l’Anno della fede: un tempo destinato a una maggiore conoscenza di Gesù Cristo e del Suo Vangelo. La fede, in fondo, non è che questa conoscenza, non è che una relazione con Gesù, che si fa vicino e, continuamente, ci invita all’amicizia con Lui, ci invita a fidarci e affidarci a Lui. Quante volte, nel nostro tempo, la fiducia reciproca, e la fiducia in Dio, sembra difficile se non impossibile… Ma è proprio qui la grande sfida della fede e della missione! Anche per noi, Chiesa dell’Ordinariato, sacerdoti, religiosi e militari tutti, si impone la sfida dell’annuncio dell’amore e della fiducia evangelica, in un contesto che, apparentemente, potrebbe sembrare conflittuale: la sfida, dunque, è trovare unità tra le diverse missioni e la missione affidataci da Dio; leggere, in ogni circostanza, l’invito ad essere missionari del Vangelo, cioè a portare parole e gesti di pace, di amore, di perdono, di difesa della vita, di speranza, di fraternità… Mi colpisce quanto, a questo proposito, il Santo Padre scrive ancora nel suo Messaggio: «Anche la convivenza umana è segnata da tensioni e conflitti che provocano insicurezza e fatica di trovare la via per una pace stabile. In questa complessa situazione, dove l’orizzonte del presente e del futuro sembrano percorsi da nubi minacciose, si rende ancora più urgente portare con coraggio in ogni realtà il mistero di Cristo, che è annuncio di speranza, di riconciliazione, di comunione, annuncio della vicinanza di Dio, della sua misericordia, della sua salvezza, annuncio che la potenza di amore di Dio è capace di vincere le tenebre del male e guidare sulla via del bene» (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2013).   Carissimi, le missioni in cui siete impegnati, dalle più semplici e vicine a quelle rivolte a popoli più distanti e diversi, ad altre culture e religioni, possono essere uno straordinario mezzo per dire che, proprio dove si legge il male operato dalle guerre, dal terrorismo e dalla criminalità organizzata, dall’intolleranza e da ogni forma di violenza e attentato alla dignità umana, può e deve essere annunciato, portato, quell’amore di Dio che rinnova l’esistenza. Penso, solo come esempio, a tanti di voi impegnati nel soccorso ai migranti e, attualmente, nella missione umanitaria “Mare nostrum” che, proprio in questi giorni, ha coinvolto varie unità delle Forze Armate nell’affrontare l’emergenza di fratelli che arrivano da Paesi stranieri, luoghi di guerra, fame e oppressione, spesso trovando in mare quella morte che, proprio con il vostro aiuto, si cerca di evitare. E mi chiedo quanta fiducia e speranza, quanto amore di Dio si può trasmettere nella cura con cui si svolge questo compito e nell’umanità con cui ci si avvicina a questi uomini, trattandoli con dignità, calore, fraternità… Gesù l’ha detto, non dimentichiamolo: nel volto di questi fratelli, di ogni fratello, noi troviamo Lui! E ciò è vero per ogni militare: quale che sia la sua missione, essa può diventare la linea lungo la quale muovere i passi del Vangelo. Ma questo non è facile perché ci chiede, come dice spesso Papa Francesco, di «uscire»: non solo, però, uscire in senso fisico ma uscire da noi stessi, dai nostri bisogni, dai nostri egoismi, per raggiungere le «periferie» del mondo e dell’uomo. Ecco, allora, che il cammino della missione ci riporta sempre al cammino della fede: una fede nella quale possiamo camminare solo insieme. Ecco, allora, la Chiesa, la nostra Chiesa! Una comunità, una famiglia, sparsa per l’Italia e per il mondo per rispondere, nel proprio contesto, alla missione che il Signore le affida. Sparsa ma unita dall’amore di Dio e dall’amore per Dio; dalla preghiera, senza la quale anche la missione non si può compiere; dallo Spirito Santo, che alla Chiesa, e in essa a ciascuno di noi, dona la forza di rispondere al mandato che Gesù ci affida: annunciare il Suo Vangelo, portare il Suo amore e la Sua pace, portare Lui ad ogni creatura. E farlo insieme! Cari amici, camminiamo dunque insieme, come fratelli nella fede, sorretti dalla fede, illuminati dalla fede, spinti dalla fede alla missione. Anch’io cammino insieme con voi e tutti vi benedico.     X Santo Marcianò

19-02-2014