Chi ricorda sa attendere
«Ricordati di me»!
È il grido che Papa Francesco, commentando il Vangelo del buon ladrone, ci ha invitato a rivolgere a Gesù (Omelia nella Festa di Cristo Re a conclusione dell’Anno della Fede, 24 novembre 2013). È il grido che noi ripetiamo e vogliamo ripetere, soprattutto nei momenti di buio, di solitudine, di sconforto: «Ricordati di me»! «Si dimentica forse una donna del suo bambino?… Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Isaia 49,15); risponde così il Signore.
Dio si ricorda di me. E noi? E io?
Quante volte ci dimentichiamo di Lui! Quante volte i nostri pensieri e le nostre azioni si discostano da Lui! Quante volte, magari pur non rifiutandoLo, viviamo “come se Dio non esistesse”!
Sì, mentre ciascuno di noi, ogni creatura, è al centro delle preoccupazioni di Dio, della Sua cura, del Suo amore, noi, spesso, mettiamo al centro della nostra vita altro: il denaro, il potere, il piacere, il successo… mettiamo al centro noi stessi e seminiamo infelicità, perché l’egoismo chiude gli occhi e il cuore alle necessità e alle sofferenze dei fratelli: dai più vicini – i figli, il marito, la moglie, i genitori, i fratelli – ai più poveri, ai malati, agli stranieri, agli afflitti da ogni genere di sofferenza.
Così, pian piano, un semplice comportamento umano diventa una piaga sociale, economica, politica, e si finisce per costruire una società distratta dai più deboli, concentrata su un benessere che non può arrivare finché rimane un idolo rincorso e misurato sui desideri di pochi. E se anche il benessere arriva, prima o poi ci lascia infelici, perché l’uomo non è fatto per questo.
Tu sei fatto per Dio, semplicemente per Lui!
Inizia, oggi, il tempo dell’Avvento e la Chiesa, nella sua sapiente Liturgia, vuole ricordarti proprio questo, indicando la via dell’attesa. Attendere, nella nostra cultura, sta diventando un’esperienza difficile, impensabile. Da una parte vogliamo tutto e subito e il tempo dell’attesa ci sembra sprecato, inutile, sembra sconfiggere la nostra onnipotenza… Ma, d’altra parte, l’attesa fa paura perché è uno spazio di incertezza che è invivibile se rimane vuoto di speranza, di fiducia, di sicurezze.
È quanto accade quando si perde la memoria. Perché, anche se l’attesa proietta verso qualcosa di nuovo, in realtà nell’attesa c’è l’eco di qualcosa di già vissuto.
Solo chi ricorda sa attendere!
L’Avvento è attesa di Gesù, semplicemente di Lui, questo devi ricordare! Perché è di Lui che ha bisogno il mondo. Perché è di Lui che tu hai bisogno! Ma, per attenderLo, devi ricordarLo.
Devi fare memoria della nascita del Cristo che il Natale, tra poco, ti inviterà a celebrare ancora una volta e che, forse, potrai rintracciare solo tra i ricordi del passato.
Devi ricordare quei momenti di grazia nei quali Gesù ti ha incontrato, ti ha toccato, ti ha parlato, ti ha perdonato, ricostruendo in te l’immagine che il peccato aveva sfigurato.
Devi ricordare che il Suo volto si trova nei fratelli che sei chiamato a servire: in famiglia, nel lavoro, nelle missioni difficili che ti vengono affidate. E quanta possibilità di ricordare Dio quando, anche da militare, servi Lui nelle periferie più piagate del mondo e dei fratelli in umanità!
«Ricordati di Me»!
Non siamo solo noi a dirlo a Dio, è Lui a dirlo a noi: ci chiede di ricordarLo per attenderLo. Sapremo farlo? Buon Avvento. E così sia!
X Santo Marcianò
21-02-2014