Introduzione Corso di Formazione Cappellani Militari Assisi, 16 ottobre 2022

16-10-2022

Carissimi confratelli presbiteri, cari fratelli e sorelle, è un dono grande ritrovarsi ancora una volta, per un appuntamento che, unitamente agli Esercizi Spirituali, è il più importante momento del nostro convenire di presbiteri di una Diocesi che, come sappiamo, non permette tante occasioni di incontro, visti i luoghi distanti nei quali il ministero dei cappellani si svolge.

Oggi, invece, siamo qui! E siamo qui convinti nel profondo dell’importanza del nostro “convenire”. E della nostra formazione. Veniamo assieme, nella comunione che ci costituisce strutturalmente come fraternità presbiterale, ma che ha bisogno di occasioni di crescita comune, nutrimento culturale e spirituale, confronto e dialogo, preghiera e gioia. In questi giorni vivremo tutto questo. Il tempo di separazione motivato dalla pandemia ce ne ha fatto cogliere ancor più l’esigenza, pur se la nostra abituale distanza ci sfida a testimoniare come la vera comunione superi anche i limiti della lontananza fisica e cerchi ogni modalità per esprimere la vicinanza fraterna, e questo non è mancato!

Per questo, assieme ai cappellani malati o impegnati in missioni estere o in navigazione, sentiamo di essere qui tutti, tutto il presbiterio; tutti nel presbiterio. Un presbiterio bello, il nostro, anima e servizio di una Chiesa bella, viva e in crescita; direi perennemente giovane, e non solo perché costituita in maggioranza dai nostri giovani militari. Giovane perché dinamica, al passo con i tempi e le esigenze che i fedeli delle nostre comunità presentano; lo tocco con mano, soprattutto nelle mie visite alle diverse zone pastorali, riprese ora a pieno ritmo. Chiesa che, attraverso voi cappellani militari, vive con i suoi fedeli, condividendone la quotidianità e il cammino personale, spirituale, familiare… Saluto voi tutti, presenti fisicamente e presenti in questa comunione.

Saluto in particolare i nuovi cappellani, che in questo ultimo anno abbiamo avuto la gioia di accogliere nel nostro Presbiterio, augurando loro un cammino fecondo e felice sulle orme del Signore che li chiama a rispondere a questa vocazione.

 

Insieme, vivremo dunque giorni di fraternità, formazione, preghiera.

Giorni di preghiera personale e comunitaria, il cui “cuore” sarà la Celebrazione Eucaristica quotidiana e quella per l’Ordinazione Diaconale di Giuseppe Laganà, un giovane formato presso il nostro Seminario. E consentitemi un saluto e un ringraziamento speciale al nostro Seminario con i suoi educatori, padri di una comunità ben fondata sul piano educativo e relazionale, che fa crescere i seminaristi nell’armonia umana, interiore, vocazionale.

Il Seminario svolge poi una preziosa opera di Pastorale vocazionale; ringrazio l’Ufficio preposto, mentre chiedo a tutti di seguirne le iniziative, a cominciare dalla Scuola di Preghiera che, a breve, riprenderemo proponendo una riflessione sul tema della Giornata Mondiale della Gioventù. Sarebbe bello che in ogni zona si facesse la scuola di preghiera.

E ringrazio tutti gli Uffici Pastorali per il loro lavoro, con i Direttori e le Commissioni: alcune delle quali si sono già riunite e altre lo faranno proprio qui in questi giorni; è un lavoro importante, che muove tutta la pastorale della nostra Chiesa, e che tutti ci dobbiamo impegnare a seguire, in sintonia con le proposte della Chiesa italiana e universale.

Grazie dunque all’Ufficio per la Pastorale Giovanile, che ha elaborato un video e altro materiale proprio in preparazione alla GMG del 2023; all’Ufficio per la Pastorale Familiare, il cui Itinerario di Proposta Formativa per i nubendi troverete in cartella, assieme al Documento sulla Catechesi preparato dall’Ufficio Catechistico. E grazie all’Ufficio Missionario e a tutti gli altri Uffici, anche gli Uffici di Curia, per il contributo di preparazione a questo nostro Corso di Formazione.

 

Quest’anno, il contenuto della nostra formazione focalizza un argomento richiesto da molti di voi lo scorso anno e definito al Consiglio Presbiterale: la problematica dei cosiddetti “nuovi diritti”, inserita nella più ampia riflessione sui “diritti umani”. Potremo chiederci: è proprio vero che siano tutti “diritti umani” quelli che spesso vengono rivendicati come tali? E noi sacerdoti come dobbiamo e possiamo agire sul piano pastorale?

Prenderemo in esame alcuni di questi “nuovi diritti”, affrontando in particolare quattro aree: dipendenze, sessualità, origine della vita, sofferenza e fine vita. La scelta fatta è stata quella di riflettere non tanto a livello giuridico quanto privilegiando la conoscenza di contenuti, implicanze, sfide sul versante medico-scientifico e morale, per elaborare delle riflessioni con una ricaduta pastorale, grazie anche al colloquio con i competenti relatori che via via presenteremo.

Come di consueto, una Sessione del nostro Convegno sarà dedicata al tema della pace; inoltre, non mancherà il necessario approfondimento sul Sinodo.

 

Ed è proprio con gli aggiornamenti sul Sinodo che prendono oggi l’avvio i lavori del Convegno. Ed è bello poterne parlare in questi giorni di fraternità. Se è vero che c’è in corso un Sinodo, infatti, è vero che il Sinodo è uno stile che viviamo, anzitutto come presbiterio, nelle zone pastorali, nei decanati.

La riflessione sul Sinodo non è limitata al Convegno ma, a partire dal nostro Convegno, ci accompagna in tutto l’anno; richiede che i singoli decanati si organizzino per portarla avanti, sulla base delle indicazioni della Chiesa italiana e della nostra Chiesa, e preparino le relazioni finali che saranno sintetizzate in un Documento diretto alla Segreteria del Sinodo, come è avvenuto per la Relazione dello scorso anno, che trovate tra i materiali del Convegno.

Oggi rifletteremo sul Sinodo con l’aiuto di Frate Massimo Travascio, Custode del Convento della Porziuncola, preceduta da un aggiornamento sul Sinodo della nostra Chiesa diocesana, presentato da due rappresentanti della commissione: don Giancarlo e don Giuseppe, che ringrazio unitamente a tutti i delegati. Essi ci presenteranno il cammino svolto e il cammino da svolgere che quest’anno, come sapete, prosegue con il secondo periodo della fase narrativa. Le priorità per il secondo anno si profilano come cantieri, con momenti anche esperienziali ce favoriranno l’ulteriore ascolto delle persone. Le priorità individuate, sotto forma di “cantiere” sono tre e prendono le mosse da una icona evangelica che ci guiderà per tutto il secondo anno. E’ il brano di Lc 10,38-42 da cui i cosiddetti tre “cantieri di Betania”: la strada e il villaggio, l’ospitalità e la casa, le diaconie e la formazione spirituale. A questi, ogni Chiesa locale deve aggiungerne un quarto, più specifico. Di questo ce ne parlerà ampiamento don Giancarlo e sarà oggetto dei temi delle omelie delle Messe di questi giorni.

Ascoltando il parere del Consiglio Presbiterale, abbiamo identificato come quarto cantiere il Cappellano Militare. Da una parte, si tratta di una figura da far conoscere: penso a quanti Cappellani hanno fatto la storia in Italia, quanti fra loro sono Albo d’oro; quanti, soprattutto, sono esempi di santità.

Dall’altra parte, questa è per noi una vocazione da ravvivare e riscoprire. Il Cappellano Militare condivide la vita dei suoi fedeli, mantenendo però la propria identità. Vive “nel mondo”, potremmo dire, ma “senza mondanità”. Allo stesso tempo, il suo volto cambia con il cambiare del volto del mondo militare; e i militari italiani oggi hanno nuovi compiti o emergenze, come le Missioni Internazionali per la Pace o la pandemia…

Una “vocazione nella vocazione”, la nostra, che ogni presbitero può contribuire a far crescere, con la sfumatura dell’originalità, ma valorizzando alcune bellissime peculiarità di questo specifico ministero, che rispondono in pieno alle attuali esigenze pastorali della Chiesa, spesso richiamate da Papa Francesco.

Penso al privilegio e alla responsabilità di un impegno ecumenico ed interreligioso, da molti di voi giocato “sul campo”; alla tutela della vita umana e della famiglia, una vera e propria emergenza antropologica e culturale, che trova un’eco significativa nel mondo militare, unitamente alla custodia del creato. Penso a come siamo inseriti direttamente nella pastorale dei giovani e dei migranti e, soprattutto, nella costruzione della pace, alla cui promozione i militari italiani offrono un contributo spesso misconosciuto e che esige il nostro accompagnamento umano e spirituale. Una pastorale di accompagnamento, la nostra; ma anche un pastorale che si gioca “sul” posto del lavoro e una pastorale d’ambiente. Un lavoro prezioso, che fa del Cappellano Militare una figura richiesta dal mondo delle Istituzioni e offre la possibilità di ravvivare le radici cristiane della cultura italiana, che spesso il mondo militare accetta più di altri.

Vi verrà consegnata una scheda per riflettere e per poter operare su questo IV Cantiere del Sinodo. Lo faremo ancora una volta in modo sinodale, perché sia riflessione che favorisce e accresce la sinodalità della nostra Chiesa.

Lo faremo ricordando che il Cappellano è, prima di tutto, un prete. E più cresce nel suo essere prete più potrà intercettare non solo lo spirito di servizio degli uomini e delle donne nelle Forze Amate, ma anche la loro sete di Infinito, diventando sempre più strumento di fede e speranza e della stessa carità di Cristo.

Grazie dunque di cuore a tutti voi, per il vostro servizio, il vostro impegno, il vostro essere preti!

E che il Signore benedica i nostri lavori, in questi giorni e in questo anno.

Santo Marcianò