Messaggio dell’Ordinario Militare per la Giornata Nazionale per la Vita, 6 febbraio 2022

01-02-2022

LA VOCAZIONE DEL CUSTODIRE

La vocazione del custodire. È risposta che Dio suscita ai grandi problemi e interrogativi del tempo difficile che stiamo vivendo e che vede le minacce alla vita aggravate dal diffondersi della pandemia da Covid 19 e dalle sue conseguenze. D’altra parte succede sempre così. Succede che le grandi tragedie della storia, mentre seminano disperazione, dolore e morte, portano alla luce un bene sommerso o suscitano nuovi frutti di opere buone, germogliati grazie alla fantasia creativa della carità del cuore umano.

La vita è più forte! È più forte del dolore, della devastazione, della morte. Lo conferma proprio la vocazione del custodire, risposta concreta e fattiva – ma anche piena di compassione e tenerezza – al mistero inspiegabile e profondo del soffrire. Rileggendo i primi momenti della pandemia, non si vede forse come sia stata la custodia a proteggere, salvare, aiutare, rendere più sopportabile l’immane tragedia che stavamo vivendo? Il custodire dei sanitari, delle famiglie, degli insegnanti, di tanti giovani che non hanno abbandonato gli anziani; il custodire dei lavoratori di farmacie o di supermercati, dei sacerdoti che hanno inventato nuove modalità pastorali di relazionarsi, di donne e uomini delle Istituzioni, il custodire delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine …

È risposta, quella del custodire, che voi militari conoscete bene; è una vocazione che vi appartiene. Custodire la vita. Custodire la vita di coloro che vivono condizioni di debolezza e difficoltà, che subiscono violenza o persecuzione, che sperimentano l’emergenza, l’indigenza, l’abbandono o il rifiuto e i cui diritti vengono continuamente conculcati… Custodire il creato, l’ambiente, la cui manipolazione compromette la stessa vita dell’uomo e oscura il senso della bellezza … Custodire la famiglia, le vostre famiglie, nel cui grembo la vita germoglia, cresce e viene educata … Custodire il mondo, l’ordine, la città dell’uomo, riflesso di una comunità fondata sulla fraternità e la pace … Il vostro custodire è seme di giustizia, seminato a piene mani. Un seme che porta frutto di bene e fiorisce spandendo il profumo della carità. Sì, la fantasia della carità illumina e profuma il servizio dei militari italiani. Lo abbiamo visto con commovente chiarezza anche nei tempi più acuti della pandemia, quando a voi sono toccati compiti tra i più dolorosi e complessi: come non ricordare, accanto all’impegno nella sanità militare, accanto all’instancabile opera di soccorso ai deboli e di trasporto dei feriti, i cortei strazianti di salme da voi accompagnate nei mezzi militari…

Cari amici, non siamo più nel momento acuto degli inizi ma il dramma della pandemia non è capitolo chiuso. Alcune conseguenze, al contrario, sembrano peggiori, anche perché rischiamo di annullare gesti di solidarietà inedita e generosa, come pure di dimenticare la paura della morte che ci attanagliava nonché la preoccupazione che ci animava, ovvero custodire la vita.

Custodire la vita! È l’unica strada lungo la quale camminare ancora, in un dramma che sembra non avere termine e nei tanti drammi che affliggono la persona e ne mettono a rischio l’esistenza, specie in condizioni di fragilità. Che contraddizione, che assurdità, che dolore, mentre si fa di tutto per combattere gli effetti mortiferi del virus, assistere a quella che papa Francesco chiama la “guerra mondiale a pezzi” e a nuove minacce di guerra in Europa, alle tante morti silenziose dei migranti uccisi dal mare o dai fili spinati, dei bimbi uccisi nel grembo materno dall’aborto o dai prodotti abortivi, dei sofferenti uccisi dalla falsa pietà con cui, peraltro, si cerca di promuovere e riconoscere legalmente l’eutanasia e il suicidio assistito …

«La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia», scrivono i vescovi italiani nel Messaggio per la Giornata Nazionale per la Vita. Ed è proprio così: è «ogni vita» a dover esser custodita!

A saperlo leggere con cuore sapiente, è stato ed è lo stesso dramma della pandemia a portare al mondo questo messaggio. In quella “barca” sulla quale tutti stiamo, impossibilitati a salvarci da soli, percepiamo la vita come un dono personale, reciproco, comune: la vita di ciascuno come dono per tutti; la vita di ciascuno come responsabilità di tutti. La vocazione del custodire è, dunque, la risposta che Dio suscita ancora, anche nel nostro tempo, e che ci affida con fiducia e amore: la vocazione del custodire la vita. Ma non c’è custodia se non ci si assume la responsabilità verso la vita, tutta la vita e la vita di tutti, dono unico del Padre e Sua palpitante immagine. Non c’è custodia se non si custodisce «ogni vita»!

Il Signore benedica le vostre vite.

Santo Marcianò