Omelia dell’Ordinario Militare alla Celebrazione nella Festa della B.V. Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri

22-11-2021

Roma, lunedì 22 novembre 2021 – Chiesa di San Roberto Bellarmino

 

«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».

La domanda di Gesù, nel Vangelo (Mc 3,31-35), ci raggiunge, ci provoca; non è un quesito generico, rivolto a una folla anonima. Per Gesù non esistono le folle: esiste un popolo, una comunità, una famiglia.

Ai nostri giorni, la massificazione da una parte e la solitudine dall’altra, aggravate dalla pandemia, ci portano a non riconoscerci più, a non riconoscere più l’altro in mezzo alla folla. Si confondono e si nascondono i problemi dei poveri, degli ultimi, dei profughi, dei bambini violati e abbandonati, delle donne vittime di violenza o sfruttamento, dei disperati senza lavoro, dei malati e degli anziani che soffrono e muoiono, spesso in isolamento. Nessuno ha un nome finché la folla non diventa popolo, famiglia, patria.

Ma Gesù «guarda» la folla e non vede una massa informe ma un insieme di relazioni: un popolo, una patria, una famiglia di fratelli, sorelle e madri.

Celebriamo questa Eucaristia nel ricordo della Virgo Fidelis, Patrona dell’Arma dei Carabinieri, e, con gioia e gratitudine, salutiamo i carissimi Carabinieri che sono a servizio del nostro popolo, della nostra patria, delle nostre famiglie e che guardano alla Madonna, per imparare da Lei la fedeltà alla missione loro affidata.

Nel brano evangelico che abbiamo ascoltato, Maria è presentata tra la gente, è una del popolo, sente il senso di appartenenza che in nulla cancella la sua chiamata a diventare Madre del Messia. È del popolo, Maria, e tra il popolo è stata scelta, per un servizio al popolo, potremmo dire.

Anche i Carabinieri hanno un rapporto particolare con il popolo, con i cittadini, con la gente. Lo ha riconosciuto Papa Francesco quando ha definito la celebrazione del vostro bicentenario come un «ripercorrere due secoli della storia d’Italia, tanto è forte il legame dell’Arma dei Carabinieri con il Paese». Un legame, in realtà, facilitato da quella «presenza capillare che vi chiama a partecipare alla vita della comunità nella quale siete inseriti, cercando di essere vicini ai problemi della gente, specialmente alle persone più deboli e in difficoltà»[1].

È una peculiarità della quale essere fieri e dalla quale tutti dobbiamo imparare. Stare tra la gente, impostare relazioni autentiche con le persone, per comprenderne con concretezza i veri bisogni, le necessità; vivere in un contesto per sperimentare in prima persona i problemi che si è chiamati a risolvere ma anche per cogliere le bellezze dei luoghi, le caratteristiche delle culture, la varietà del patrimoni artistico.

È questo spirito che conferisce un valore aggiunto al vostro servizio: dal compito di vegliare sui paesini o sulle città, allo studio scientifico nell’ambito della sicurezza e della conservazione artistica; dalla protezione e cura di tanti stranieri, in Italia o nelle Missioni internazionali per la pace, alla gestione di emergenze e calamità naturali. E come non ricordare quanto avete fatto nei momenti più duri della pandemia, non solo con la gestione dei grandi problemi ma anche con la vicinanza semplice e con l’aiuto pratico alle persone più sole e in difficoltà, a tanti anziani che hanno trovato nella vostra prossimità supporto, sollievo, consolazione.

In questa, come in tante altre situazioni difficili, siete stati e siete il volto bello, generoso, disinteressato, fraterno del nostro Paese e – aggiungo, da vescovo – della nostra Chiesa, dentro la quale camminate assieme alle vostre famiglie, accompagnati dal ministero prezioso dei vostri cappellani militari.

Dunque un lavoro, il vostro, che si svolge tra la gente e per la gente, nella quale non vedete una folla, ma persone da servire. E la gente lo sa e conta su di voi.

«Ecco mia madre e i miei fratelli». Come Maria, che è Madre, voi infatti vedete nella folla ciò che vede Gesù: «Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre», Egli dice. E non si tratta tanto di eseguire quanto piuttosto di «compiere»; di aiutare Dio, per così dire, a realizzare il Suo volere, per far sì che il mondo proceda secondo la Volontà d’Amore e di pace che sgorga dal Cuore di Dio Amore; ed essere, cosi, «madre» anche noi.

Cari carabinieri, è una sorta di maternità il vostro servizio di protezione della vita, di ogni vita umana, assieme al servizio al bene comune, alla giustizia, alla pace. È una maternità che vi pone vicino alle tante croci degli uomini, così come Maria è stata fedele alla Sua maternità fin sotto la Croce del Figlio.

Quante madri raccolgono, nel dolore, il figlio malato, drogato, perduto, morto, talora il figlio che esse stesse abbandonano, nella speranza di donargli un futuro; penso alle scene indimenticabili di madri che gettano i figli oltre il filo spinato dell’aeroporto di Kabul o del bimbo siriano di un anno, morto di freddo in braccio alla madre, al confine tra Polonia e Bielorussia…

Non sono storie lontane per voi carabinieri, non sono scene che vi lasciano indifferenti, come spesso purtroppo accade, ma hanno come risposta, silenziosa e fattiva, il vostro servizio, consumato in una dedizione esemplare, pronta, talvolta eroica, come quella dei cari caduti, che vogliamo ricordare assieme alle loro famiglie e assieme ai tanti uomini e donne dell’Arma feriti, talora in modo grave e invalidante.

Cari carabinieri, grazie perché, come Maria, siete del popolo e per il popolo; e perché siete capaci di vedere, nel popolo, non una folla anonima ma una famiglia di figli, sorelle e fratelli per i quali, come Gesù, vivere e dare la vita. È questa la fedeltà che la Virgo Fidelis vi insegna e dona, indicandovi la strada da seguire. Così, ripercorrendo le vicende dell’Arma, non ritroviamo solo la storia del nostro Paese ma anche la storia straordinaria di un servizio competente e solidale, di una carità generosa e fraterna, di una santità autentica: come fu per Salvo D’Acquisto e com’è, ancora oggi, per tanti nostri carabinieri che, nel silenzioso servizio quotidiano, sanno essere, per tutti, fratello, sorella, madre. Il Signore vi benedica.

E così sia!

Santo Marcianò

 

[1] Francesco, Discorso ai partecipanti all’Incontro dell’Arma dei Carabinieri, nel bicentenario di fondazione, Piazza San Pietro, 6 giugno 2014