Omelia Festa San Matteo, patrono della Guardia di Finanza Santuario di San Matteo Apostolo – S. Marco in Lamis (FG), 25.09.2023

25-09-2023

Carissimi, celebriamo questa Eucaristia per ricordare San Matteo, Patrono della Guardia di Finanza. Lo facciamo in un Santuario in cui San Matteo è particolarmente venerato. Lo facciamo in un luogo di grande spiritualità, per la sua storia di vita monastica e di vita religiosa, nonché per la vicinanza a San Giovanni Rotondo, dove è viva la devozione a San Pio da Pietrelcina, la cui Festa abbiamo celebrato proprio due giorni fa.

Lo facciamo in una terra difficile: un’area geografica, qual è la provincia di Foggia, bellissima nei suoi paesaggi, nella cultura, nelle tradizioni e in tanti valori umani ancora vivi, ma ferita da problemi antichi e nuovi di povertà, ingiustizia, illegalità e da una criminalità che sembra volersi impossessare sempre più del territorio, sfruttando le vie della corruzione, dei soprusi, dei ricatti, dei mercati di morte…

Si tratta di un contesto che vi richiede, che richiede il vostro apporto, cari amici della Guardia di Finanza! Che, come altre zone del nostro Paese – per motivi diversi -, ha grande bisogno del vostro servizio, della vostra competenza, del vostro stile.

Uno stile di grande professionalità, cura, attenzione alle leggi e alle persone. Uno stile di trasparenza, correttezza, gentilezza. Uno stile di prontezza, dedizione, sacrificio. Parole che sembrano in contrasto con quanto abbiamo detto poc’anzi, ovvero con i problemi più scottanti di questo territorio e di questo tempo che, non di rado sfociano nella violenza foriera di morte. E il contrasto – se ci pensiamo bene – è tra chi dà la morte e chi, come voi, dà la vita; tra chi vìola e uccide la dignità delle persone e chi si mette a servizio del Paese e delle persone fino a una totale disponibilità. E nel contrasto, tuttavia, troviamo paradossalmente l’unica risposta da dare, se vogliamo che la vita vinca, che il bene vinca, che vincano la giustizia e la pace.

È proprio vero: il male si vince con il bene! Ed è questa, in fondo, l’esperienza di Matteo narrata dal Vangelo (Mt 9.9-13). Egli è un uomo che non ha la misura del bene; è un uomo che fa del denaro, dei calcoli, dell’interesse economico il proprio idolo, il centro capace di riempire l’esistenza e prevalere sulla giustizia, sugli affetti, sull’amicizia, sulla fraternità… di prevalere sul valore della vita propria e degli altri esseri umani.

Lo sguardo di Matteo, potremmo dire, non vede altro, non sa andare oltre questi confini, che diventano oggetto della sua fede, del suo amore, della sua speranza… In particolare, Matteo sembra proprio un uomo senza speranza, perché la speranza, se ci pensiamo bene, vede, attende, costruisce l’invisibile, ciò che non è ancora. Matteo no. Ma egli è chiamato da Gesù! Egli, potremmo dire, è vinto dal Bene! Da quel bene su cui, da principio, la sua vita non era certamente focalizzata.

La scena evangelica, lo sappiamo, è un gioco di sguardi. Gesù guarda Matteo ed egli acquisisce uno sguardo nuovo; egli vede quel bene che prima non riusciva neppure a percepire.

Dove lo vede? Dove si trova il bene?

Un gioco di sguardi, dicevamo: il bene è in Gesù, il Bene è Gesù. Ma il bene, quando c’è, si diffonde; il bene si diffonde per sua natura, diceva San Tommaso.

Così, quando il bene tocca la persona, esso diventa esperienza; e, se si sperimenta il bene, si può essere capaci di fare il bene.

Essendo uno sguardo di bene, lo sguardo di Gesù fa accorgere Matteo del bene che egli ha dentro di sé, risvegliando in lui la capacità, la forza, il desiderio di compierlo. E tale esperienza, a sua volta, si diffonde, come in cerchi concentrici. Quasi per contagio, arriva ai «tanti peccatori» di cui poi il Vangelo ci parla, radunati a casa di Matteo. Provate a pensare che tali «peccatori» potrebbero essere le diverse tipologie di colpevoli che voi incontrate nel vostro servizio….

Tutti toccati dal bene, tutti toccati dalla «misericordia», dice Gesù. Tutti innestati in un’esperienza fino ad allora sconosciuta.

Non è forse vero che, tante volte, il male si impone perché il bene non si conosce? E conoscere il bene non significa solo esserne informati, sapere quali regole lo evitano, ma toccare con mano quanto il bene sia possibile, fattibile, bello.

Cari amici, in questo bene, si inserisce la vostra missione, il vostro impegno, la vostra autorevole testimonianza.

La Guardia di Finanza ha, conserva una sua autorevolezza, non tanto per la severità con cui dovete applicare norme e sanzioni ma proprio per il valore aggiunto della testimonianza. Quel “di più” di testimonianza richiesto a coloro che diventano punti di riferimento, vivendo quei valori che la loro missione richiede di difendere.

La giustizia, la legalità, il bene, la pace… prima di essere il vostro compito sono, pertanto, la vostra vita. E questo vi rende credibili ed eloquenti, soprattutto nei confronti dei giovani.

Se è vero che il bene spesso non si sceglie perché non si conosce, è vero che, in tal senso, la cura educativa diventa per voi una dimensione ineludibile. E lo diventa, potremmo dire, tanto ad intra, cioè all’interno delle vostre caserme, scuole, unità operative, quanto ad extra, ovvero tra coloro che vi guardano dall’esterno, inclusi i giovani e inclusi tutti coloro ai quali il vostro servizio si rivolge.

In questa cura educativa che si può rileggere anche il brano evangelico di Matteo. Lo sguardo di Gesù è lo sguardo di un Maestro che vuole insegnare, trasmettere non delle nozioni ma una nuova vita. E vuole farlo ad intra, con i suoi discepoli, e ad extra, con i tanti peccatori di cui parla il Vangelo, che poi siamo tutti noi.

Che il vostro Patrono vi doni la gioia di accogliere quello sguardo; di fare sempre più esperienza del bene ed esserne servi e testimoni, come già siete.

Sappiate che in questo territorio difficile, come pure in questo tempo di crisi dell’educazione e di mancanza di figure credibili, la comunità civile, ma anche quella ecclesiale, vi sono grati per il vostro servizio e la vostra testimonianza, segno di speranza e seme di pace, per noi e per il mondo.

Santo Marcianò