Omelia in occasione dei 40 anni di presenza della Accademia della GdF a Bergamo

01-12-2024

Bergamo, Cattedrale 01.12.2024

 

Carissimi fratelli e sorelle, celebriamo oggi i 40 anni dall’insediamento dell’Accademia della Guardia di Finanza a Bergamo; una ricorrenza che si va a inscrivere nelle più ampie celebrazioni del 250° anniversario di fondazione della Guardia di Finanza.

È un momento di ricordo, di gratitudine, di gioia. Quanti allievi sono passati da questa Scuola, quanto bene essi staranno facendo nella missione loro affidata, mietendo successi o anche operando in condizioni di grandi emergenze e difficoltà. E quante volte, forse soprattutto nelle difficoltà, il loro ricordo sarà andato agli anni trascorsi in questa Accademia, all’alto livello culturale e umano degli insegnamenti ricevuti, alla bellezza delle relazioni intraprese e maturate nel tempo. Quanto preziosa sia la fase dello studio e della formazione saranno gli anni futuri a dirlo, tanto ai singoli quanto all’interna comunità. Perché nella Scuola è tutta la comunità a educare e, quando si educa, si rende ancora più vero quello che è stato scelto come motto dei 250 anni della Guardia di Finanza: «Nella tradizione il futuro».

Voi, allievi e formatori di questa Accademia, attingete alla tradizione ma preparate il futuro; un futuro nel quale i giovani saranno chiamati ad affrontare sempre nuove sfide, specie nel campo della promozione della giustizia sociale e retributiva, che caratterizza la vostra missione, per impedire che i più forti prevalgano sui più deboli. Ma il vostro impegno si proietta anche in azioni di soccorso nei confronti di coloro che sono vittime di emergenze e calamità naturali, come pure di violenze e persecuzioni.

Oggi il clima di guerra è prepotentemente tornato a sconvolgere la convivenza tra popoli e Nazioni. E il Vangelo che abbiamo ascoltato sembra metterci dinanzi agli occhi scene del genere: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra». Un quadro spaventoso, ma continua Gesù: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria». È strano ma, laddove gli «uomini», i «popoli», vedendo tragedie, sentono paura e attendono la fine del mondo, altri sono capaci di vedere Cristo e attenderne la venuta, intravedendo anche in tali tragedie la presenza di Dio.

C’è uno sconvolgimento e c’è una liberazione. Ci sono i drammi personali e sociali, le ingiustizie e l’illegalità, il moltiplicarsi della violenza e di ogni forma di guerra… ci sono, in una parola, i mali contro cui voi stessi lottate. Eppure, dice paradossalmente il Vangelo: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Dobbiamo “alzare il capo”, rialzarci, proprio quando ci sentiamo schiacciati, rassicura Gesù. In una parola: dobbiamo sperare!

La speranza ci diventerà familiare nel Giubileo che sta per aprire le porte. «Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra», scrive Papa Francesco nella Bolla di Indizione. Giustizia e pace che voi vi sentite chiamati a servire; per questo siete qui in Accademia. Giustizia e pace che, mi verrebbe di dire, servite anche facendo memoria, il che vale soprattutto per voi, carissimi giovani. Il Papa continua dicendo: «Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza»[1], e spiega come, tra le tante ragioni e follie che possono motivare la guerra, non ultima è proprio la cancellazione della memoria, di quanto inutile e dannosa essa sia, per lo sconvolgimento, la desolazione, la morte che inevitabilmente provoca.

La memoria è l’antidoto a questo drammatico errore.

Ma a cosa può servire la memoria a chi, come voi, non alimenta guerre, violenze, illegalità, ma piuttosto opera per la giustizia e la pace? La memoria serve proprio a capire il grande contributo alla giustizia e alla pace dato da coloro che vi hanno preceduto e conferma come la violenza non si superi con altra violenza ma seminando la giustizia, il bene, il servizio. E in questa celebrazione, la memoria serve a cogliere, nella storia dell’Accademia della Guardia di Finanza, il compito dell’educazione alla giustizia e alla pace, nella quale è incluso anche il dovere e il compito di trasmettere la memoria.

La memoria è per tutti uno straordinario elemento educativo: aiuta a trovare la direzione nei momenti di smarrimento, la forza nelle difficoltà… la speranza. Da cristiani, però, la memoria conferma la presenza di Dio nella storia, il Suo essere Signore della storia.

Iniziamo oggi l’Avvento, tempo di attesa di Gesù.

C’è un’attesa che ci prepara al Natale, l’evento di un Dio che entra nella storia, in maniera umile e povera: un Bambino che sarà poi il Crocifisso-Risortoa.

Ma c’è un’altra attesa: «il Figlio dell’uomo verrà su una nube con grande potenza e gloria», abbiamo ascoltato nel Vangelo. In questa venuta futura, dicono i Padri della Chiesa, il Signore verrà glorioso, non più umile e piccolo; ciò non significa trionfalismo ma vittoria sul male, sul peccato, sulla morte. Non è dunque la fine del mondo, che dobbiamo attendere, anche in mezzo agli avvenimenti avversi. Dobbiamo attendere Lui! E Lui ci indica il “trionfo dell’amore”. È qui la nostra speranza. Una speranza da vivere e da testimoniare, da portare al mondo.

Cari amici, l’Accademia è luogo di questa speranza. I giovani che qui arrivano, diceva il Papa nell’udienza dello scorso 21 settembre, «forse all’inizio cercano solo un impiego, ma trovano poi una specifica formazione, che, oltre a fornire loro le nozioni e le esperienze indispensabili, diventa anche educazione alla vita e al bene comune»[2]. È questo significa, come abbiamo ascoltato dalla seconda Lettura (1Ts 3,12-4,2), «crescere e sovrabbondare nell’amore».

Non dimenticatelo: Dio non potrebbe trionfare nell’amore senza il nostro contributo. Così, il servizio a cui vi preparate, per amore degli altri, testimonia la presenza di Dio e quella che è e sarà la Sua vittoria sull’ingiustizia, la violenza, la guerra, costruendo così un presente e un futuro di pace per l’umanità.

 

Santo Marcianò

 

[1] Francesco, Spes non confundit, Bolla di Indizione del Giubileo 2025

[2] Francesco, Discorso alla Guardia di Finanza nel 250° di Fondazione, 21 settembre 2024