Omelia nella Festa di S. Barbara, Patrona della Marina Militare

04-12-2024

Roma, Basilica S. Giovanni in Laterano – 4.12.2024

 

Carissimi, celebrando Santa Barbara, come ogni anno, ci sentiamo ripetere queste parole di Gesù nel Vangelo (Lc 9,23-26): «Se qualcuno vuol venire dietro a me…».

Un invito a seguire Lui; invito che, nella nostra cultura, potrebbe sembrare fuori moda. Seguire, infatti, è andare dietro qualcuno o qualcosa; e l’idea di seguire contrasta con una certa idea libertà. Tuttavia, l’illusione di essere liberi si infrange spesso proprio con il fatto che, comunque, ci si ritrova ad andare dietro qualcosa o qualcuno: si seguono le mode, si seguono coloro che gridano più forte, si seguono i personaggi dello spettacolo… Addirittura, con il numero dei cosiddetti “followers” – coloro che seguono, in particolare sui social – si misura non solo la fama ma persino la competenza di una persona. Più followers hai, più vali.

Potremmo pertanto chiederci: noi, a che cosa andiamo dietro? A cosa vanno dietro, oggi, i ragazzi, i giovani coetanei di tanti di voi, giovani militari?

Se voi siete qui è perché avete qualcosa di diverso: gli uomini e le donne della Marina Militare Italiana seguono infatti un ideale che si fa missione, servizio.

I giovani la stanno imparando; i più adulti, coloro che hanno responsabilità, la vivono da molto tempo e cercano in tutti i modi di trasmettere la fedeltà a questo ideale, talmente nobile da poter segnare una vita intera.

È l’ideale di un servizio all’uomo, articolato in una gamma sempre più vasta di interventi e impegni: la difesa e la sicurezza del Paese, attraverso la custodia dei mari; le attività di cooperazione internazionale e salvataggio in mare; l’intervento in caso di calamità o di emergenze sanitarie e sociali; la protezione ambientale, nella salvaguardia dei fondali marini; la ricerca più raffinata e innovativa…

Un ideale che mantiene l’uomo al centro e vi chiama a scelte a volte eroiche, per i rischi che correte e per il coraggio che esse richiedono.

Penso al delicato tema del soccorso delle persone, soprattutto e sempre più di frequente dei tanti stranieri che arrivano in Italia o transitano nei nostri mari: un problema troppo spesso ignorato dalla comunità internazionale ma da voi gestito con competenza, prontezza, generosità, dedizione.

Così, il vostro ideale di servizio si incarna in una concretezza quotidiana, in una determinazione di cui la vostra Patrona, Santa Barbara, è grande testimone.

Una determinazione, per certi versi, spiegata da Gesù il quale, nel Vangelo, ci fa fare un ulteriore salto. Non chiede solo di seguire un ideale, sia pure nobile, ma di seguire Lui. «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua».

Celebrando la Festa di Santa Barbara, in fondo, noi prendiamo questa direzione di sequela. E lo facciamo non in modo formale, obbligato: se fosse così, Gesù non lo accetterebbe. Egli, infatti, mette il “se” dinanzi alla Sua domanda; chiede «se qualcuno vuole…». In definitiva, interroga la nostra libertà.

Il Signore rispetta la libertà dell’uomo a costo di non fermarlo, anche quando egli compie il male. Si fida e rischia, desiderando che arriviamo da soli a scegliere chi e cosa seguire.

La sequela è una questione di libertà. La sequela è una relazione d’amore. E anche se, a volte, può sembrare duro o pesante, quando si sceglie è bello seguire qualcosa o qualcuno, voi lo sapete bene.

Quando, ad esempio, ci troviamo ad affrontare situazioni difficili, a percorrere strade sconosciute, a dover intraprendere missioni complesse o operare in mari lontani… avere qualcuno da seguire ci libera dalla paura o ci dona un modello da imitare. Da qui il tema della grande responsabilità di chi esercita il comando.

Gesù si propone come modello, non per chiederci meramente di imitarLo ma perché sa che, per affrontare le difficoltà e il male del mondo, sono necessarie le modalità che Egli ha vissuto e ci indica.

Egli sa, ad esempio, che «rinnegare sé stessi», ovvero superare l’orizzonte dei propri bisogni, dei propri egoismi, interessi, è necessario per vivere la vita amando e non pretendendo, sperimentando la gioia e la pienezza del servire. D’altra parte, come si potrebbe vincere la logica della violenza e della guerra senza questo atteggiamento? Non possiamo non chiedercelo nel momento storico attuale. Se voi siete operatori di pace è perché non mettete al centro voi stessi ma l’altro, e vi ponete al suo servizio on dedizioni incondizionata e con grande competenza.

Gesù, poi, invita a prendere la croce perché tale sequela ci aiuta ad affrontarla, ogni giorno. C’è un riferimento alla quotidianità delle difficoltà, della fatica, del dolore. Ma l’invito a portare la croce risuona speciale per coloro i quali, come voi, abbracciano la propria croce prendendo e portando pure le croci altrui.

Guardatelo così il vostro lavoro, perché è così che voi agite: portando le croci dei fratelli, dei più deboli che hanno bisogno della vostra presenza e vicinanza; questo vi fa essere un vero segno di speranza per molti, per il nostro Paese, per la stessa Europa.

Abbiamo ricordato il dramma degli stranieri che arrivano in mare e troppo spesso vi trovano la morte. Nella Bolla di Indizione del Giubileo che sta per aprire le porte, il Papa ci esorta con chiarezza a non far «mancare segni di speranza nei riguardi dei migranti, che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie», come pure dei «tanti esuliprofughi e rifugiati, che le controverse vicende internazionali obbligano a fuggire per evitare guerre, violenze e discriminazioni»[1].

Cari amici, per questo e per tutto il vostro lavoro voi siete segni di speranza! E, mentre lo siete per altri, sperimentate come, in realtà, la speranza cresca anche in voi. Se, infatti, portare la croce altrui significa imitare Gesù, vuol dire che, se ci pensiamo bene, Egli prende la croce per noi, Egli prende la nostra croce, anche servendosi dell’aiuto di tante persone a noi vicine. Mi piace qui ricordare lo spirito di famiglia che anima la Marina, supporto concreto e affettuoso per gli stessi militari, quando affrontino ore difficili o drammatiche. È la consolazione che il Signore ci dona, è la forza che il Signore ci dona, come ha fatto con la vergine e martire Santa Barbara. La vostra patrona ci ricorda che affrontare il martirio è possibile solo se si fa una tale esperienza di servizio e amore, di giustizia e libertà, che diventa poi intima gioia. In questa Festa, esprimendo tutta la mia gratitudine per il vostro prezioso servizio, vi auguro di continuare a rinnegare, cioè a mettere da parte voi stessi e a prendere la croce altrui, ovvero a condividerne le sofferenze, diventando, come diceva il vescovo Tonino Bello, «cirenei della gioia» dei vostri fratelli. Solo così regnerà la pace.

Il Signore vi benedica. E così sia!

Santo Marcianò

[1] Francesco, Spes non confundit, Bolla di Indizione del Giubileo 2025