Omelia in occasione dell’80 anniversario di fondazione della 46a Brigata aerea

14-02-2020

Chiesa S. Sisto – Pisa

Carissimi fratelli e sorelle, è un dono questo vostro anniversario che si inserisce in un altro anniversario: 80 anni dalla fondazione della 46° Brigata Aerea di Pisa, 100 anni dalla proclamazione della Madonna di Loreto a Patrona degli aviatori. Celebriamo insieme queste particolari “memorie”, dinanzi all’Icona della Vergine Lauretana venerata in questa Chiesa da tanto tempo. E’ un vincolo speciale quello che vi lega alla Madre di Dio ed è motivo per rendere grazie, per fare “Eucaristia”, per fare festa; e, in questa festa che celebrate, vogliamo vedere Maria, come “invitata”, Madre che partecipa alla gioia dei suoi figli e ne sostiene l’impegno.

E’ questo il pensiero semplice che vorrei consegnarvi: facciamo della Madonna una “invitata speciale”: nelle nostre feste, nella nostra vita, nella vita della vostra Brigata Aerea!

Ma cosa significa invitare Maria? Vorrei rispondere con alcune espressioni del Vangelo che abbiamo ascoltato (Lc 1,26-38).

La prima è «entrando da Lei». Un angelo inviato da Dio «entra»; e il fatto che il testo biblico lo specifichi conferisce al verbo entrare grande importanza. D’altra parte, come potremmo cogliere il messaggio della Santa Casa di Loreto senza entrare?

Per invitare Maria dobbiamo anzitutto «entrare» da Lei. Dobbiamo metterci noi in cammino per bussare a quella porta, per raggiungere la Sua vita, per affacciarci nel mistero di quella Santa Casa dove Ella accoglie il saluto dell’angelo, accoglie Gesù in grembo, accoglie Giuseppe per costruire una famiglia, accoglie noi. Entrare da Maria significa indossare il vestito dell’accoglienza; significa fare l’esperienza di essere accolti in una realtà nuova, in un progetto forse inatteso, in una «casa» diversa dalle nostre, che spesso si chiudono nella ricerca del benessere e della tranquillità individualista. Varcando la porta della Santa Casa si spalanca il mondo. Si entra in una realtà che non ha confini, in una «locanda», come quella del buon samaritano, in cui tutti trovano ristoro, trovano amicizia, trovano una Madre; e trovano Gesù.

Cari amici, dobbiamo invitare Maria andando da Lei di persona, entrando da Lei. E non solo nella Sua casa ma nel Suo Cuore, anche quando ci sentiamo indegni, poveri, schiaffeggiati dalla vita e dalle sue delusioni, come il povero soccorso dal buon samaritano. Dobbiamo fare prima di tutto l’esperienza di essere accolti per accogliere.

Lo dico a chi, come voi, fa dell’accoglienza uno stile di lavoro, di impegno; uno stile di vita. E per me, vostro pastore, è motivo di grata gioia osservare quanto sia seria e autentica l’accoglienza che voi militari dimostrate, in un mondo in cui sembrano prevalere la paura e l’intolleranza come pure gli slogan semplicistici di chi predica integrazione ma poi, in realtà, non vuole sporcarsi le mani.

Accogliere è far entrare ma è anche entrare nell’altro, nel suo mistero, nella sua sacralità che rivela l’infinita dignità di ogni persona umana, dinanzi alla quale non si deve parlare tanto di “diversità” quanto piuttosto di “differenze”, anzi di  “unicità”. Accogliere, come Maria ci insegna, significa entrare nel mistero della sacralità della vita che ci fa unici, fin dal primo respiro. Accogliere significa dire “Sì” alla vita; accogliere è difesa della vita!

Ed è per questo che voi siete accoglienti, perché la vostra è difesa della vita umana, di ogni vita, in qualunque condizione si trovi. Difesa dei deboli come dei poveri, dei cittadini come degli stranieri; una difesa che vi chiede di far entrare le persone nei vostri cuori e di entrare nelle loro vite, spesso anche di entrare in altri Paesi… Voi militari dell’Aeronautica, pur avendo il “volo” come condizione, siete, come tutti i militari, «casa» per molti, lo ricordavo recentemente a Lampedusa, dove la Madonna di Loreto ha vissuto una tappa della Peregrinatio Giubilare.

E qui mi piace ricordare la seconda espressione del Vangelo: «Rallegrati… Non temere». L’angelo entra da Maria annunciando la gioia ma, per farlo, la esorta a non avere paura. Invitare Maria nella nostra vita significa fare esperienza di come la paura possa essere vinta dalla gioia. E il motivo della gioia che l’angelo annuncia è uno: «Il Signore è con te!».

Entrando nella Santa Casa, dicevamo, noi troviamo Gesù e questo significa scoprire all’improvviso di non essere più soli. Fin da quando siamo bambini, se ci pensiamo bene, la paura, ogni paura, è in fondo paura della solitudine, dell’essere abbandonati, rifiutati, isolati… E questa è la grande paura dei nostri tempi.

Cari amici, l’uomo del Terzo Millennio, che ha raggiunto livelli inimmaginabili di efficienza e produttività, che si illude di poter possedere la vita e la morte, che cerca la libertà al di fuori dei legami, è, in realtà, reso fragilissimo dalla solitudine, fonte di tante paure e angosce. E quante paure sperimentano le persone alle quali il vostro servizio si rivolge!

Maria entra in questa vostra realtà che non è solo realtà di persone competenti, pronte a volare per soccorrere le paure di molti, ma che è “brigata”, ovvero un gruppo di professionisti, di militari, di persone la cui unione, potremmo affermare, fa la forza, vince la paura.

La gioia che si prova entrando nella Santa Casa è la gioia semplice ma concreta di una vita “in famiglia”, di uno stare insieme che non ha nulla di provvisorio o emotivo, che non dura “finché ne ho voglia” ma che è impegno, condivisione, comunione. Così, invitare Maria significa aprire le porte non solo del mio cuore ma del “nostro” cuore: della vostra “Brigata”, della nostra comunità di Chiesa dell’Ordinariato Militare.

È l’antidoto alle paure che il vostro difficile lavoro vi mette dinanzi e che rende forti e gioiosi nel dare la vita, anche quando si arrivasse al sacrificio estremo. E come non ricordare, qui, coloro che hanno dato la vita nell’eccidio di Kindu?

«Ecco la serva del Signore»: Maria risponde così all’angelo, risponde a noi che la stiamo invitando. E la parola «ecco» – è interessante – traduce l’imperativo greco “idù”, «guarda».

Invitare Maria significa imparare a guardarla, per rintracciare in Lei il profilo di «serva»; significa capire che l’accoglienza e la gioia stanno nel servire. Non, però, nel servire al male, all’opportunità, ai potenti di turno… ma nel servire il Signore.

La logica del servizio, di cui la vostra vita militare è veramente testimone, si apprende guardando Maria, si apprende anzitutto nella Santa Casa. È commovente pensare che questo sia stato anche l’apprendimento in cui è cresciuto Gesù, Figlio di Dio, Servo sofferente. La logica del servizio è accoglienza, gioia, sofferenza.

Il vero servizio non è semplicemente un compito portato avanti con precisione e sollecitudine ma è spesso difficoltà, incomprensione, umiliazione, fatica, dolore… così, l’apice del servizio non si raggiunge nelle grandi imprese o nei risultati eccezionali, ma nell’impegno quotidiano e nascosto delle vostre basi militari, delle vostre unità di volo, delle vostre scuole dove, come nella Santa Casa di Nazareth, ci si prepara a servire gli altri, ci si mette a disposizione degli altri, si condivide il dolore degli altri, si dimenticano le proprie difficoltà per amore degli altri. E un tale servizio spalanca l’orizzonte della fraternità e costruisce concretamente la pace.

Carissimi fratelli e sorelle, mi piace pensare che da 80 anni, Maria ha detto “Sì” all’invito della vostra Brigata. Da 100 anni, Maria ha detto “Sì” all’invito di voi, militari dell’Aeronautica, ad entrare nelle vostre vite e nelle vostre realtà, per aiutarvi a sconfiggere le tante paure che dovete affrontare: paura della violenza e dell’ingiustizia, della guerra e del terrorismo, della malattie e calamità, dell’abbandono e della solitudine… Guardatela ogni giorno, così come l’avranno guardata Gesù e Giuseppe nella Santa Casa, per imparare il segreto di quella gioia che nasce dall’impegno del vostro servizio, faticoso e talora doloroso, ma insostituibile per costruire un mondo di giustizia, di fraternità e di pace.

Un servizio per il quale, in questo significativo anniversario, vi diciamo il grazie della Chiesa e di tutto il Paese.

Il Signore vi benedica. E così sia!

Santo Marcianò

Arcivescovo Ordinario Miliare per l’Italia