Omelia in occasione dell’anniversario della Proclamazione della Madonna Patrona universale di tutti gli aeronauti.

24-03-2021

 

Loreto, 24 marzo 2021

Carissimi fratelli e sorelle,

«Il Signore stesso vi darà un segno». Nella prima Lettura, tratta dalla Liturgia dell’Annunciazione (Is 7,10-14; 8,10c), Isaia profetizza un evento, inammissibile non solo sul piano naturale – una vergine che concepisce e partorisce un figlio – ma anche culturale. Cosa può dire al popolo di Israele la promessa di qualcuno nato da una vergine, categoria disprezzata dalla cultura del tempo? Cosa può dire tale segno ad Acaz, il re, certamente abituato ad avere a che fare con potenti e ora costretto a piegarsi, per decifrare un segno umile, peraltro non richiesto?

Cari amici, il «segno» è qui, dinanzi ai nostri occhi!

È la Madonna di Loreto, una Vergine con il Bambino Gesù nel grembo, nel cuore, nelle mani, sulle labbra… la Vergine Madre. Il segno dato ad Acaz si riferisce al futuro; il segno di oggi ci immette, in un certo senso, nel passato. In questa data, infatti, celebriamo la memoria della proclamazione della Madonna di Loreto a Patrona degli aviatori, esattamente il 24 marzo 1920 quando Papa Benedetto XV firmò il Breve Pontificio.

Ma quel Bambino, nato da una Madre, nato nel tempo, è «fin dal principio del tempo», è oltre il tempo; è presente, è contemporaneo. È l’Emmanuele, il «Dio con noi». E in questo «noi» c’è l’uomo e la donna di ogni tempo, ci siamo noi.

Vergine di Loreto, oggi vogliamo contemplarti come «segno» dato da Dio a noi, in questo tempo difficile e drammatico per l’Italia e per il mondo, per i nostri militari e la nostra gente. È il segno che raccogliamo al termine di un tempo che Ti ha visto Pellegrina lungo le strade del nostro Paese, è il segno del pellegrinaggio.

 

Il pellegrinaggio chiede anzitutto di «andare».

E la Madonna di Loreto è andata, si è messa in viaggio. È ancora vivo il ricordo di quando l’abbiamo accolta nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, il 10 dicembre 2019, subito dopo la solenne apertura dell’Anno Lauretano.

Iniziava un viaggio in cui tutto sembrava pianificato: ogni tappa, evento, celebrazione; tutto pronto per valorizzare l’anno giubilare e garantire la più larga partecipazione di militari e di popolo.

Non è stato così. L’emergenza della pandemia ha capovolto la situazione, ha ridimensionato i programmi, ha limitato la partecipazione di tanti…

La Vergine, però, non si è tirata indietro! Lei ha continuato il suo pellegrinaggio, ha raggiunto i luoghi in cui il Signore l’ha inviata, in obbedienza a una missione. E la missione si è rivelata più necessaria.

Ancora di più i nostri militari, le nostre caserme, le nostre scuole, le nostre cappelle, le nostre famiglie, hanno avuto bisogno della presenza consolatrice e tenera della Madre, della Sua forza, del Suo amore; del coraggio che l’ha fatta partire, nonostante tutto.

L’andare del pellegrino non è un viaggio organizzato. È accogliere un mandato, esporsi a un’incognita che, com’è stato per Maria, non sempre ha rispondenza con programmi prestabiliti, anzi spesso ne deve constatare il fallimento. Eppure il viaggio continua, va fino in fondo; raggiunge le periferie e non teme di entrare nelle ferite, nei drammi dell’umano, perché il pellegrinaggio è un incontro, va incontro a qualcuno.

È il viaggio di Maria, che parte dal «sì» pronunciato all’Annunciazione (Lc 1,26-38): «Ecco la serva del Signore». È il viaggio di Gesù: «entrando nel mondo», abbiamo ascoltato dalla seconda Lettura (Eb 10,4-10), Egli dice: «Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà». Gesù inizia il Suo pellegrinaggio, dal Padre al mondo; e c’è una volontà d’amore dietro questo percorso che – lo contempleremo nei prossimi giorni della Settimana Santa – Lo porterà fino alla Croce.

Assieme al Figlio, quante Croci dell’uomo ha toccato Maria nella sua vicenda terrena, nella storia umana, nel pellegrinaggio di questo anno Giubilare!

Ella ha iniziato a pellegrinare dalla cugina Elisabetta, per servire la vita di una donna anziana e gravida; così, per servire il mistero stesso della vita, ha sempre raggiunto le umane fragilità, le famiglie in difficoltà, gli anziani abbandonati, i bambini rifiutati o violati.

Maria ha continuato a viaggiare verso Betlemme e, poi, è fuggita in Egitto, in obbedienza al sogno di Giuseppe e per salvare la vita del Bambino. Un viaggio che Ella continua assieme a quello di tanti migranti, di coloro che fuggono da guerre, violenze, fame, persecuzione, sperando di dare ai figli un futuro di libertà, di speranza, di vita. Per proteggere la vita!

Voi militari, militari dell’Aeronautica e aviatori, forse quest’anno non avete potuto accogliere la Vergine Lauretana come programmato, come avreste voluto, ma avete viaggiato con Lei; vi siete fatti pellegrini, volando dai fratelli per raggiungere povertà e sofferenze inimmaginabili, bisogni nuovi, emergenze che nessun altro avrebbe potuto fronteggiare. Non avete potuto organizzare celebrazioni solenni ma state giocando un ruolo determinante nell’organizzazione sanitaria e vaccinale, nella riorganizzazione del Paese. In obbedienza a un mandato d’amore, siete stati pronti a cambiare i piani prestabiliti per proteggere la vita. E questo, non dimenticatelo, è il cuore di ogni Giubileo!

 

Dal pellegrinaggio, però, bisogna anche tornare.

Oggi Maria torna qui, nella Santa Casa; torna a casa. Cosa porterà con Sé di quanto ha visto e vissuto? Come rimediterà nella sua interiorità i ricordi che questo tempo Le ha lasciato, le cicatrici impresse nel Suo cuore e nel cuore di tutti voi, di tutti noi? Come passeranno nella sua e nostra memoria le immagini di una malattia nuova, di morti inevitabili, trasporti urgenti, scuole vuote, ospedali stracolmi, case piene? Dopo aver vissuto alcune esperienze, il viaggio di ritorno ci vede diversi e anche lo stare in casa cambia.

Maria torna a casa; ma la stessa dimensione di casa è cambiata in questo ultimo anno. Ci sono state case colme di amore e case diventate prigioni; comunità che hanno trovato forza nella reciproca comunione e contesti in cui il conflitto ha prevalso…

Maria torna a casa per condividere tutto ciò, perché continuiamo a sentirla vicina laddove la solitudine, l’abbandono, l’isolamento sembrano affiggerci; torna a casa, per aiutarci a riportare al cuore gli eventi vissuti e a cercarvi un senso, meditando e pregando con Lei.

E Maria non solo torna a casa ma “è Casa”, nella quale noi, figli, cerchiamo il rifugio proprio della Madre.

Anche Gesù è “Casa”. «Il Verbo», abbiamo ascoltato dal versetto che introduce il Vangelo, «si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi». Il termine greco parla letteralmente di una «tenda», nell’Antico Testamento segno della presenza stessa di Dio. Gesù, fin dal concepimento, con il Suo Corpo è la “tenda” con cui Dio trova casa nella «carne» dell’uomo, in ogni persona umana concreta; e lì noi Lo troviamo. La festa dell’Annunciazione è la festa dell’Incarnazione. Gesù, vero Dio e vero Uomo, è «a casa» nel mondo!

 

Carissimi militari, guardandolo il vostro servizio con gli occhi di Maria, vedo un mistero di incarnazione; vi vedo come gente a servizio di ogni uomo, di ogni carne umana, capace di porre la propria casa tra le case degli uomini. Spesso la missione vi porta lontani dalle vostre case, dimorate in abitazioni provvisorie, talora persino nelle tende… Cambiate di continuo e l’esperienza del viaggio cambia pure il vostro stare in casa.

Ma la casa è anche identità, appartenenza. Il viaggio di ritorno di Maria e Giuseppe, dall’Egitto a Nazareth, dona identità di “nazareno” a Gesù, restituisce la dimensione di popolo alla Santa Famiglia.

Così, la Vergine Lauretana ci insegna ad amare la casa e la famiglia, il luogo delle nostre origini, il nostro popolo, la nostra città. Qui siamo a Loreto ma, dentro la Santa Casa, ci sentiamo a Nazareth, dove fu mandato l’angelo; e ci sentiamo nei luoghi in cui la chiamata di Dio ci raggiunge e ci invia, per servire il popolo.

Imparate da Maria l’arte di lasciare la casa e l’arte di ritornare a casa; di sentirvi a casa nelle case degli uomini senza mai dimenticare le vostre case e famiglie.

Sì, la Vergine ci insegni l’arte del pellegrinaggio, con il coraggio di andare e la gioia di tornare, per attingere la forza e il senso della missione, accogliendo il segno piccolo e stupendo che Ella ci dona, nella Santa Casa e in ogni casa: l’Emmanuele, il Dio con noi.

Lui vi benedica. E così sia!

Santo Marcianò
Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia