Omelia nella Solennità dell’Epifania 2014

14-05-2014
Contingente Italiano UNIFIL – Libano
 
 
La solennità dell’Epifania offre un messaggio di luce. Nella liturgia della Parola la luce sembra dominare la scena: è la luce della stella che guida il cammino dei magi; è la luce che il profeta Isaia contempla. La stella, in fondo, è una luce riflessa della vera Luce che è Dio, il Bambino.
Nella Notte di Natale abbiamo contemplato questa Luce risplendente sui pastori, i quali furono i primi a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. E i pastori, come ha ricordato anche Papa Francesco nella sua Omelia di Natale, furono i primi perché erano gli ultimi, gli emarginati; e furono i primi perché vegliavano nella notte.
Oggi, che peraltro è il giorno in cui la Chiesa d’Oriente celebra il suo Natale, il Vangelo ci mette dinanzi un’altra categoria di persone: i magi, i sapienti: coloro che sono alla ricerca della verità.
E’ un messaggio particolarmente eloquente in questa terra d’Oriente, in questa splendida regione del Libano dove il contingente UNIFIL, composta da forze armate di diversa nazionalità sotto l’egida delle Nazioni Unite, è impegnato a custodire la pace, vegliando sulle incursioni di gruppi armati nei confronti della popolazione locale e, allo stesso tempo, è impegnato a custodire le linee di confine con Israele, con la Terra Santa. E’ un’emozione pensare che, non lontano da qui, 2000 anni fa i magi seguivano le stelle e percorrevano la loro strada per arrivare a Betlemme.
Come loro anche noi.
I magi sono coloro che si interrogano, che non sono sazi di quanto hanno capito, veduto. Coloro che non si chiudono nell’autosufficienza dell’intelligenza, della scienza, delle conoscenza acquisite, ma si continuano ad interrogare.
Anche noi ci interroghiamo sul senso delle cose: sul senso della guerra, di tanti conflitti che sembrano incomprensibili, sul nostro ruolo nel costruire la pace. E interrogarsi vuol dire non rassegnarsi alla guerra, ai disordini internazionali, al clima di odio tra fratelli. Vuol dire non lasciasi ingabbiare da quella “globalizzazione dell’indifferenza” cui fa riferimento Papa Francesco nel messaggio per la Pace 2014.
 
I magi sono capaci di mettersi in cammino, di mettersi in discussione, di ripartire. Sono capaci di alzare lo sguardo per guardare una stella e, poi, sono capaci di abbassarsi per adorare un Bambino, il quale certo sconvolge le loro aspettative di un Dio potente, regale, dominatore: è un Dio debole, povero, servo.
Come i Magi anche noi ci mettiamo in cammino, anche senza una risposta completamente chiara, ma seguendo una stella, cioè le indicazioni che ci vengono date e i volti delle persone che ci chiedono aiuto. Quante, in un luogo come questo! Per farlo dobbiamo alzare lo sguardo, guardare intorno a noi, superando i confini dell’egoismo e della comodità.
Il cammino di chi, come voi, si mette a servizio degli altri nei contingenti di pace non è semplice. É fatto di piccoli gesti quotidiani che sanno costruire la pace col custodire, curare, promuovere popoli che sentiamo fratelli. É fatto della capacità di seguire e anche accendere luci di piccole stelle, per proseguire su una strada che non sappiamo dove ci porterà. É una strada che, come per i Magi, arriva a vedere non un re in fastosi abiti ma un Bambino sul quale chinarsi e al quale portare in dono noi stessi.
Il cuore della pace è fatto di questa capacità di chinarsi sulle umane debolezze, piccolezze e miserie, per soccorrerle, per riempirle di doni. Un messaggio che stravolge le lotte di potere, che sono alla radice della logica della guerra, e richiede la capacità di spogliarsi di se stessi, così come i Magi si spogliarono delle loro certezze, dei loro titoli, dei loro doni.
 
Ma come portare questo messaggio in un mondo, quello militare, in cui la guerra, la violenza, sembrano compagne di cammino? Il Vangelo di oggi sembra suggerirci una via: diventando stella.
Nel concreto questo si può tradurre in due elementi:
Da una parte lo “stile” che mi sembra accomuni e contraddistingua i militari italiani, forti di una cultura ricca di attenzione all’altro, di una formazione attenta alla correttezza e alla non violenza, di uno spirito di gruppo, di un impegno comune, di famiglia che può diventare lievito anche per la vita di altri nostri compagni di culture diverse.
D’altra parte, però, c’è tutta la forza del Vangelo: c’è tutta la Luce che, pur riflessa dalle stelle, è portata sulla terra solo dal Bambino di Betlemme, dal Figlio di Dio. Noi militari cristiani dobbiamo avere il coraggio di affermare che è il Vangelo l’ “arma” più potente, l’unica arma in grado di costruire la pace.
 
 
X Santo Marcianò