S. Messa a ricordo del 150° anniversario di costituzione del Corpo degli Alpini

14-10-2022

Napoli, Basilica S. Francesco di Paola, 14 ottobre 2022

 

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi Alpini, l’Eucaristia di oggi si inserisce nelle celebrazioni per il 150° dalla Fondazione degli Alpini, che sarà ricordata domani, 15 ottobre, qui a Napoli, dove la Fondazione avvenne; dentro tali iniziative, la Messa occupa un posto centrale. Quando infatti si celebra una ricorrenza, il primo atto è quello di ringraziare: ed Eucaristia significa anzitutto questo, rendere grazie. Vi ringrazio, pertanto, per aver pensato alla Messa di oggi; e, con voi, ringrazio il Signore per quanto ha operato nella vostra storia e nella storia dell’Italia e del mondo attraverso la vostra insostituibile missione.

Una missione che vorrei rileggere con le parole di Gesù nel Vangelo (Lc 12,1-7): «Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze». Egli le pronuncia per mettere in guardia i suoi discepoli dal peccato di ipocrisia dei farisei, ma la Sua voce indica a noi un percorso di consolazione: dalle tenebre alla luce!

Ecco, leggo qui, come dicevo, il senso profondo della vostra missione. Una missione straordinaria, che si è diffusa nel tempo e in diversi luoghi. È nata come difesa militare dei valichi montani di accesso al Paese e, via via, si è sviluppata come una presenza di custodia della popolazione e dell’ambiente, non solo nelle montagne ma in luoghi afflitti da emergenze ambientali, catastrofi naturali, violenze e guerre.

In questi giorni rievocate avvenimenti e vicende che hanno scritto la vostra storia. A me piace, in un momento importante come questo, richiamare anche il patrimonio di santità, da voi custodito grazie ad alcuni Beati alpini. La loro testimonianza di vita e, per alcuni, di morte, fu particolarmente offerta proprio nell’ora buia della Campagna di Russia. E oggi, mentre il buio della guerra torna ad avvolgere e minacciare, essi possono essere per voi, e per tutto il popolo, un esempio del percorso di luce indicato da Gesù, dal quale attingere forza, speranza e pace.

Penso a don Carlo Gnocchi, il quale aveva chiesto con insistenza al suo vescovo di andare al fronte come cappellano militare, non per «ragioni passeggere o comunque umane, né tanto meno entusiasmi od esaltazioni politiche e patriottiche; ma solo» per «l’insistenza di una voce interiore, che oserei chiamare vocazione», per «il desiderio di essere più direttamente presente al vasto fenomeno spirituale della guerra, non solo per oggi, ma forse più per il domani», come egli stesso scriveva. Una motivazione profonda, quasi un desiderio di leggere la tragedia della guerra dal profilo spirituale; una spinta interiore a condividere, da prete, il buio profondo della vita del fronte con i soldati.

La luce inizia a risplendere così, quando si condivide il buio. E quanti di voi si trovano ad essere piccole luci ancora oggi, nelle operazioni di protezione e soccorso, nel quotidiano o in emergenze straordinarie che il vostro l’addestramento, la vostra competenza, la vostra serenità riescono a fronteggiare.

Anche Andrea Bordino, sul fronte, scelse di condividere il buio di un luogo terribile, il Lazzaretto, rifiutando i vantaggi, sia pure minimi, che avrebbe avuto rimanendo in cucina con il fratello. Egli non ebbe paura né delle situazioni limite dei malati che lì incontrava e soccorreva né del rischio affrontato ogni istante, eludendo i controlli.

«Non abbiate paura», dice Gesù; neppure «di quelli che uccidono il corpo», perché «voi valete più di molti passeri». È il coraggio degli alpini!

Un coraggio che suscita ammirazione e genera sicurezza nelle paure di chi si trovi in difficoltà. Sì, sapere che ci siete e che non esitate a intervenire nei pericoli è un antidoto a tante paure altrui. Un coraggio, il vostro, che attingete alla fede nel Signore; da una parte perché sapete che Dio ha cura di voi, vi protegge: persino i capelli del nostro capo sono contati, dice Gesù; dall’altra, perché Dio vi affida le creature da proteggere, e ogni persona vale più di molti passeri, è preziosissima ai Suoi occhi. Dunque, un coraggio che nasce dalla consapevolezza del valore inestimabile della vita umana, che vale il vostro servizio, la vostra dedizione assoluta, il vostro amore, talora la vostra stessa vita.

Altri due Beati alpini diedero la vita per amore. Teresio Olivelli decise di revocare la domanda di rinvio del servizio militare, cui aveva diritto come universitario, e, in seguito, di rifiutare l’esonero dal servizio militare; sull’esempio del suo Signore, non ebbe paura della deportazione e dell’immolazione, donando la vita in un lager per far da scudo a un compagno. Una morte cruenta e prematura la sua, come fu quella di Secondo Pollo, il quale sembrava già presagirla, quasi chiederla al Signore quando, da giovane seminarista, scriveva: «voglio che la mia morte sia un atto di amore, un’immolazione volontaria».

Scrive Papa Francesco: «Dio non ha paura! Non ha paura! Va sempre al di là dei nostri schemi e non teme le periferie. […] Gesù ci precede nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima ottenebrata. Lui è già lì»[1]!

Preceduti da Cristo e dal Suo amore, alcuni di voi, nel tempo, hanno dato la vita non solo in guerra o in Missioni Internazionali di supporto alla Pace, ma anche nel servizio ordinario ed eroico. Sono i caduti, che oggi vogliamo portare all’altare nella preghiera, assieme a tante altre storie di luce. La luce dell’impegno e della dedizione tipica degli alpini, tra i quali, certamente, c’è stata e c’è ancora tanta santità, nascosta nel silenzio operoso, generoso e forte come i monti nei quali voi calcate sentieri di pace.

Cari amici, il percorso dalle tenebre alla luce, che Gesù indica, è un percorso di pace.

Sempre la pace è possibile! Vogliamo gridarlo oggi, mentre la guerra sembra sovrastarci e le opere delle tenebre continuano a seminare ingiustizia, corruzione, esclusione, violenza, indifferenza, primi passi di una cultura di morte, che si diffonde tanto nei rapporti interpersonali quanto nella vita sociale e politica.

Sempre la pace è possibile! Voi lo gridate «dalle terrazze», con un servizio di luce che contrasta tale buio. La pace è possibile, pur se difficile da percorrere, come lo sono i sentieri più scoscesi dei vostri monti; è possibile pur se apparentemente irraggiungibile, come le maestose vette che gli alpini hanno il coraggio di affrontare, per amore delle creature e del creato.

Sono questi sentieri, sono queste vette, è questo amore che vi educa alla pace; ed è la pace la luce che imparate dalla vita dei vostri e nostri Beati Alpini: una pace che si nutre – e nutre gli altri – con la preghiera, specie nelle giornate terribili, negli eventi più tragici, nelle decisioni più drammatiche. Una pace che rifulge come luce anche dalla vostra vita donata.

Solo una vita che trova pace può portarla ai fratelli. Che la vostra vita trovi sempre più pace, lo chiediamo come dono a Dio, in questo importante anniversario e in questa Eucaristia. Che la vostra vita trovi sempre più pace in Lui e sia luce e gioia per il mondo.

Grazie per quello che fate e siete.

Santo Marcianò

[1]Francesco, Esortazione Apostolica Gaudete et Exultate, 135