C’è grande silenzio, c’è grande emozione quando si è dinanzi alle tombe dei propri figli.
Nel giorno dell’unità nazionale e della giornata delle forze armate, viviamo un addolorato omaggio alle vittime della guerra, un’«inutile strage», come la definì Benedetto XV, il 1° agosto del 1917.
100 anni dopo la tumulazione del Milite Ignoto nel sacello dell’altare della Patria, rendiamo memoria a questi figli, veri tralci di speranza recisi.
In nome della Patria hanno sacrificato la loro vita, opponendosi con fierezza e valore alle inique conseguenze di conflitti che sempre calpestano la dignità dell’uomo.
Don Primo Mazzolari da giovane cappellano militare, alla vigilia del primo conflitto mondiale, vedeva la guerra come “strumento per ripristinare la giustizia”. Dopo il conflitto e dopo esser stato sei mesi in Alta Slesia, in una zona contesa fra polacchi e tedeschi dove erano stati inviati i soldati italiani a proteggere i deboli, si ritrovò a raccogliere morti e cadaveri e, attraversando Vienna, sulla via del ritorno ne vide la tremenda povertà.
Fu in questa nuova consapevolezza, creata dal dolore sperimentato, che egli giunse a dire: “Vogliamo l’amore fra i popoli, non l’odio: la pace nella giustizia, non la guerra. Vogliamo, in una parola tornare fratelli”.
La liturgia della Parola ci richiama proprio a questo: Isaia nella prima lettura presenta il sogno di Dio, un banchetto di grasse vivande a cui possano partecipare tutti i popoli in una ritrovata fraternità.
Il vangelo di Matteo ci dona una pagina celebre sul giudizio finale, al cui vaglio saremo chiamati e che potremmo sintetizzare in una semplice domanda: sappiamo riconoscere nel fratello, nell’altro e, in particolare, nell’altro bisognoso, il volto di Dio?
Ecco miei cari, oggi, il nostro rendere omaggio ai caduti diventi impegno e azione di civiltà, di responsabilità verso ogni uomo della terra. Quella civiltà che spesso le nostre forze armate esportano come distintivo riconosciuto di umanità.
Rivolgiamo a Maria il nostro sguardo e invochiamola come Regina della pace e Madre di ogni uomo:
Maria donna semplice e audace,
apri i nostri occhi
sulle ingiustizie
che affliggono i poveri e gli oppressi;
infiamma i cuori
per scegliere con coraggio
la strada del dialogo e della tolleranza;
fa’ che oppressi e oppressori
si riscoprano fratelli,
realizzando insieme
trincee di operosa misericordia.
Accogli e proteggi tra le tue braccia
i nostri fratelli defunti in guerra,
il loro sangue versato
sia seme di una primavera nuova,
dove regni prossimità e pace.
Insegnaci, o Madre amorevole,
a fidarci di Dio,
e aiutaci a vivere
in una rinnovata passione per l’uomo e per il mondo. Amen