Saluto ai partecipanti al convegno dal titolo “Il Mediterraneo Oltre i Confini: le imprese al centro delle sfide per lo Sviluppo Sostenibile”

14-02-2024

Gli impegni pastorali non mi consentono di essere presente ma non voglio far mancare il mio saluto grato e pieno di stima a un Convegno di estrema importanza, per l’alto contributo accademico nonché per le ricadute nella vita concreta del nostro Paese, dell’Europa, dei luoghi che si affacciamo sul Mediterraneo; e lo faccio ricordando alcune parole di Gesù il quale, all’inizio della Sua missione, scende sulle rive del Mare di Galilea, sceglie tra alcuni pescatori i suoi apostoli e chiede loro di seguirLo diventando «pescatori di uomini» (cfr. Mc 1,17).

Queste parole, oggi, ci possono far tremare. Accade, infatti, di “pescare” uomini, donne e bambini; vivi, morti, feriti, fuggiaschi, disperati, partiti soli o rimasti soli; provenienti da luoghi diversi, da cui cercano una via di fuga proprio in mare. Lo sanno bene, in particolare, i nostri militari…L’espressione evangelica, tuttavia, non va presa alla lettera; significa, in un certo senso, che nell’assumere una missione a servizio degli uomini gli apostoli devono rivolgersi al mare in maniera diversa: non più guardarlo come il contenitore da cui attingere un approvvigionamento, sia pur necessario, ma come realtà a servizio della quale mettere la propria vita, per il bene comune.

Il mare, nella Sacra Scrittura, è spesso simbolo del mondo del male. Con la sua profondità insondabile e le tempeste improvvise, esso rispecchia le agitazioni, le contraddizioni dell’animo umano, che costituiscono l’ostacolo più significativo al bene; da questi abissi scaturisce la stessa paura del mare: paura di affrontarlo e paura di quanto venga dal mare, di “chi” venga dal mare!

Gesù, invece, non ha paura di attraversare il mare né di starci: tante volte, nel Vangelo, si dice di Lui che «passa all’altra riva» o cammina sulle sponde. Da una parte, Egli non teme di entrare nelle contraddizioni più profonde dell’animo umano, per sottrarle agli abissi e portale alla luce; e oggi, per affrontare il problema del Mediterraneo, occorrerebbe arrivare a tale profondità: scoperchiare paure, egoismi, interessi personali e comunitari, economici e politici, che, potremmo dire, gettano in mare il rispetto della vita e della dignità di ogni essere umano. D’altra parte, Gesù non teme coloro che arrivano sulle rive del mare ma accoglie, sfama, guarisce; restituisce alla vita e reintegra nella vita della comunità coloro che, per qualche malattia o estraneità, ne sono esclusi o scartati.

Cari amici, credo che questo sia richiesto anche a noi, senza dimenticare che il mare, nella storia, è stato anche una straordinaria via di comunicazione, capace di portare non solo a scambi economici o alla diffusione di mercanzie diverse, ma a una crescita di civiltà, a una condivisione della cultura, dell’arte, della bellezza…Ogni mare: tanto più il nostro Mediterraneo. Così, mentre sulla terra si rafforzavano le difese dei confini e delle fortezze, il mare poteva affratellare. E può ancora farlo!

Come? Il mio augurio è che la risposta sia uno dei frutti del vostro Convegno; un augurio che formulo ringraziando gli organizzatori e ciascuno di voi, per la presenza e il contributo dato a una iniziativa tanto seria e illuminata, che certamente sarà feconda di cultura, bellezza, fraternità e pace.

Santo Marcianò