Sintesi Omelia “Natale Senza Confini” a Vipiteno

16-12-2019

Carissimi fratelli e sorelle, il Natale celebra la realtà di un Dio che si fa vicino, si fa Uomo, annulla le distanze con gli uomini e degli uomini tra loro. Un Dio che è in Se stesso comunione e genera comunione. E oggi è un momento che vogliamo vivere così, come un dono di comunione. Grazie a chi lo ha reso possibile.

Il Vangelo (Mt 21,23-27) ci ha proposto una domanda rivolta a Gesù: «Con quale autorità fai queste cose?»; e la parola «autorità» significa «potere». Coloro che detengono il potere politico, istituzionale, religioso, temono che Gesù voglia sottrarlo.

Il potere attrae e spaventa perderlo. Ma Gesù spiazza gli uomini di potere, perché esercita un potere diverso, i cui confini sfuggono. Oggi celebriamo l’Eucaristia su confini che un tempo venivano conquistati per aumentare il potere delle Nazioni: un potere di pochi, per il quale molti hanno pagato tributi di sangue, vite spezzate, famiglie distrutte dalla guerra…

Il potere di Gesù non ha confini, non è chiuso in se stesso ma è «potere di dare la vita» (cfr Gv 10,18). E non c’è potere più grande del dono di sé che raggiunge tutti e al quale non si sacrifica alcuna vita se non la propria.

Tale potere è affidato anche a voi, uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine: il potere di dare la vita per una difesa che non è difesa di confini ma di persone, di popoli, della nostra casa comune.

Tutto questo ha ispirato l’iniziativa profetica del “Natale di confine”, nel quale, assieme a membri delle Forze Armate, di Polizia e del pubblico soccorso italiani, si ritrovano rappresentanti della Polizia austriaca e tedesca. Siamo grati per tale testimonianza, necessaria per le nostre Nazioni e per un’Europa che deve ritrovare il senso di unità nelle sue radici cristiane di non violenza, rispetto della vita, apertura dei confini, dono da accogliere con il dialogo, la fraternità, la pace.

La prima Lettura (Nm 24,2-7. 15-17b) parla di uno straniero, un pagano, mandato dai nemici a maledire Israele ma che invece diventa profeta di benedizione, vedendo le bellezze e le speranze di cui il popolo è erede, in quanto destinatario della promessa di Dio.

Serve l’“altro”, a volte, per farci ritrovare l’identità, personale e di popolo. E noi tutti insieme, in questo “Natale di confine e senza confini”, ritroviamo le diverse identità, portando un messaggio profondo, che è il cuore del Mistero del Natale del Signore: questa nostra terra, che ha visto il deserto di confini distrutti e conquistati dal potere della guerra, fiorisce con il potere straordinario e fecondo della fraternità, della comunione che abbatte i confini e diventa la bellezza cantata dagli angeli nella Notte di Betlemme: «Gloria a Dio e pace in terra»… La bellezza della «Pace».