(28-10-2021) La Chiesa Ordinariato Militare “unita e riunita” ad Assisi per l’annuale corso di aggiornamento dei sacerdoti cappellani, con la celebrazione eucaristica conclusiva di venerdì 22 u.s., nella Basilica di S. Maria degli Angeli, ha pregato e gioito per aver elevato all’ordine del diaconato tre suoi figli, Luigi, Valerio e Giuseppe, seminaristi del Seminario Maggiore “S. Giovanni XXII”, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S. E. Mons. Santo Marcianò, suo pastore e padre.
Suggestivo e significativo, sin dalla processione introitale, è stato il passaggio dei tre ordinandi e dei celebranti attraverso la Porziuncola. Prima ancora che nell’esortazione omiletica il vescovo rivolgesse loro l’invito ad essere come ministri di Gesù Cristo, pronti e dediti per compiere la volontà di Dio, l’entrare nella “piccola porzione” (originariamente e letteralmente “Porziuncola” indica la piccola porzione di terreno su cui sorgeva la chiesetta) ha sin da subito indirizzato il pensiero, le intenzioni, il cuore dei tre ordinandi nella dimensione totale del servire perché mai siano serviti.
Il vangelo proclamato nella celebrazione riportava le parole di Gesù ai discepoli Andrea e Filippo: «[…] se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». Vedere prostrati per terra i tre giovani ordinandi, formando un tutt’uno con il pavimento, mentre venivano cantate le litanie dei santi, e considerare che lì a pochi metri di distanza il santo Poverello, anch’egli invocato nelle litanie, ha accolto sullo stesso suolo “sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare”, ha dato un’immagine chiara e viva di quanto il vescovo ha loro riferito: “Anche voi – ha detto mons. Marcianò – perché possiate esercitare un servizio di carità davvero fecondo, siete chiamati e morire, a non scappare, rimanendo nel grembo: la terra del mondo dei militari […] Il seme che muore ci ricorda che non si può produrre vita se non si dona la vita [… ] La morte del seme non è solo il destino dei martiri, ma il termine naturale di una vita che matura seguendo ininterrottamente la corrente del dono di se, certa di avere in se l’energia capace di generare vita, perché anche la vita che noi doniamo morendo, anche questa è dono di Dio, è la stessa vita di Dio in noi”. La consegna del Libro dei Vangeli, prevista dal rito di Ordinazione diaconale, ha avuto una speciale risonanza missionaria per i tre diaconi chiamati ad essere araldi, testimoni e annunciatori della Parola, ricevuta in prossimità della Porziuncola, centro del francescanesimo, dove S. Francesco radunava ogni anno i suoi frati nei Capitoli (adunanze generali), per discutere la Regola, per ritrovare di nuovo il fervore e ripartire per annunciare il Vangelo nel mondo intero.
Cari Luigi, Valerio e Giuseppe, il Signore vi renda strumenti della sua pace.
Buon cammino e buon cammino sinodale. (don Rino De Paola)