Tenuta in Seminario la formazione permanente del clero giovane

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

(20-11-2022) Il 17 e il 18 novembre si è tenuta, presso il Seminario Maggiore “S. Giovanni XXIII” – Scuola Allievi Cappellani, la formazione del Giovane Clero, un’iniziativa rivolta ai sacerdoti cappellani militari dei primi dieci anni di sacerdozio e ai nuovi ammessi nella diocesi castrense.

L’Ordinario Militare, mons. Santo Marcianò, si è rivolto ai cappellani militari e ai seminaristi in tono paterno e schietto, presentando, con particolare sollecitudine, il primo report nazionale sulle attività di tutela nelle Diocesi italiane realizzato dalla CEI, dal titolo “Proteggere, prevenire, formare”, appena pubblicato, in occasione della seconda Giornata Nazionale di preghiera per le vittime degli abusi. Quello della pedofilia è un grave problema che esiste anche nella Chiesa, non bisogna affatto nasconderlo, ma affrontarlo con serietà. Il Vescovo, citando, non senza sgomento, i dati del suddetto report (frutto dell’attività dei centri di ascolto diocesani istituiti ad hoc) ha voluto fornire anche preziosi consigli, specialmente nei casi più delicati che possono capitare a un sacerdote, come incontrare una vittima o addirittura un responsabile di tali abusi nella segretezza del sacramento della Riconciliazione. Marcianò ha voluto anche ribadire la necessità di utilizzare in modo equilibrato buon senso e prudenza in ogni situazione e ha richiamato ciascuno dei presenti, sacerdoti, formatori e seminaristi, ad un’attenta e coraggiosa riflessione sollecitata dagli eventi inquietanti della storia attuale ecclesiale.

In modo, si direbbe, provvidenziale, la giornata di venerdì 18 novembre ha visto la presenza di S.E. Mons. Krzysztof Nykiel, Reggente della Penitenzieria Apostolica, il quale ha anzitutto presentato ai cappellani militari le attività svolte dalla stessa Penitenzieria, a partire dalle parole che espresse a suo riguardo Papa Francesco il 17 marzo 2017: “In realtà, ve lo confesso, questo della Penitenzieria è il tipo di Tribunale che mi piace davvero! Perché è un “Tribunale della misericordia”, al quale ci si rivolge per ottenere quell’indispensabile medicina per la nostra anima che è la Misericordia divina!”.

Il Reggente ha fornito preziose e specifiche informazioni di Diritto Canonico e di Teologia Morale molto utili per i preti all’inizio del ministero: se i peccati possono essere normalmente assolti nel sacramento della Riconciliazione, ve ne sono alcuni particolarmente gravi, i delitti, che vengono puniti con la scomunica, una pena molto grave, che la Chiesa prevede come extrema ratio, nell’auspicio di una celere conversione del peccatore. Da questo tipo di delitti non sono esenti gli stessi sacerdoti, che pur esercitando il prezioso ministero di confessori, rimangono pur sempre penitenti e bisognosi anch’essi di perdono e di conversione. Per tutti vale il principio “salus animarum suprema lex” (la salvezza delle anime è la legge suprema).

Il reggente, in conclusione, ha voluto ricordare il contenuto della lettera apostolica del Santo Padre Francesco Misericordia et Misera, pubblicata nel 2016, alla chiusura del Giubileo Straordinario della Misericordia, molto preziosa, perché ci ricorda che “tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre”, che non possono essere poste condizioni al perdono di Dio, che viene elargito immediatamente, anche a chi fa un piccolissimo passo per aprirsi al suo amore.

A coronamento dell’incontro c’è stata la celebrazione della Santa Messa in cui comunitariamente abbiamo espresso il nostro personale mea culpa e dove si è rivolta accorata preghiera per le vittime di abusi da parte di consacrati.

Il momento conviviale conclusivo non è stato affatto di contorno, ma parte fondamentale dell’incontro, in quanto permette ai giovani cappellani di crescere nella conoscenza personale e del ministero, che esercitano in luoghi spesso molto distanti tra loro.

Data la società frenetica contemporanea, costellata di continue sfide e novità, segnata da complessità e frammentazione esistenziale, nei due brevi, ma intensi giorni di formazione, in quel clima disteso di fraternità e gioia che tanto caratterizza il clero giovane della Chiesa Ordinariato Militare, si è data man forte alle “buone prassi” contribuendo, naturalmente, alla non più ovvia maturità relazionale.

Giovanni Granato