Assisi 2023 – Il documento finale

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(20-10-2023) Lo scenario Internazionale propone quotidianamente una mancata attenzione alla prevenzione dei conflitti, come pure inadeguate risposte alla loro soluzione. Viene da chiedersi se è in crisi la diplomazia o sono scomparsi i valori della convivenza pacifica, il desiderio di pace. Forse, però, oggi il mondo ha bisogno di altri modi in grado di garantire la pace.

La Pacem in Terris ancora oggi è in grado di darci un’indicazione fondamentale: le questioni di giustizia non hanno mai una soluzione definitiva e per questo è necessario una continua attenzione, dare cioè nuovi nomi alla pace.

L’uso dei mezzi pacifici per la soluzione delle controversie non può essere più legato alle tradizionali tecniche del negoziato ma richiede la credibilità e l’autorevolezza di chi li propone. Ma soprattutto vanno riportati ad alcuni valori fondamentali: ogni negoziato, se anzitutto deve far “tacere le armi”, non può tralasciare un’effettiva giustizia; anche le analisi e le valutazioni delle guerre in atto richiedono di ripensare concetti come la legittima difesa, l’uso delle tecnologie nei conflitti, gli effetti sulla responsabilità delle parti combattenti.

Il moltiplicarsi delle guerre asimmetriche richiede poi una nuova attenzione nelle capacità di prevenzione che permettono la convivenza di persone e popoli.

È in questa ricerca dei nuovi nomi della pace che si colloca il ministero del cappellano militare, chiamato non solo al sostegno spirituale di quanti affidati alla sua cura, ma anche ad essere strumento capace di infondere nelle decisioni – spesso non facili – i nuovi nomi della pace: senso della giustizia, capacità di dialogo e sano discernimento.